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7 nov 2015

Curiosità sulla vita di Saffo e poesia "Passione d'amore"

Curiosità sulla vita di Saffo e poesia "Passione d'amore"
Saffo (in greco antico Σαπφώ) è stata una poetessa tra il VII e il VI secolo a.C.
Di famiglia aristocratica, nacque a Ereso, nell'isola di Lesbo, dove trascorse la maggior parte della propria vita, attorno al 630 a.C.


Non si conoscono né la data della sua morte, né le circostanze in cui avvenne.
Dato leggendario, è che si sia gettata da un faro sull'isola di Lefkada, vicino alla spiaggia di Porto Katsiki, per l'amore non corrisposto verso Faone, personaggio mitologico.
Tale versione è ripresa anche da Ovidio, nelle Eroidi, e da Giacomo Leopardi.

È devota alla dea Afrodite; è una guida importante per le fanciulle del Tiaso, una comunità religioso-pedagogica, legata al culto di Afrodite e delle Muse.
Le ragazze di origini aristocratiche venivano  educate, accolte da adolescenti e salutate alla vigilia delle nozze.
Saffo ama parlare dell'amore verso numerosi personaggi e, nei confronti di tutti i generi.
La parola "lesbico/a" deriva dal nome della sua isola natale, Lesbo, mentre il nome della poetessa ha dato origine alla parola "saffico"; tale termine non è stato applicato all'omosessualità femminile prima del XIX secolo.

Secondo un'interpretazione accurata delle sue poesie, non mancano infatuazioni e amore (a volte ricambiato, altre no) per vari personaggi femminili.
Le descrizioni di atti fisici, avvenuti realmente, tra donne sono poche e oggetto di studi.

Opere musicali dedicate a Saffo
- Saffo è il titolo di un'opera seria scritta dal compositore bavarese Johann Simon Mayr e rappresentata al Teatro La Fenice nel 1794.
- Roberto Vecchioni ha scritto e cantato "Il cielo capovolto (Ultimo canto di Saffo)" tratto dall'album Il cielo capovolto del 1995.
- Angelo Branduardi ha scritto il brano "La raccolta", tratto dall'album "Cogli la prima mela" del 1979 e, ispirata da un componimento della poetessa.

PASSIONE D’AMORE
Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
i dolci detti e l’amoroso canto!
A me repente,
con più tumulto il core urta nel petto:
more la voce, mentre ch’io ti miro,
su la mia lingua nelle fauci stretto
geme il sorriso.
Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
un indistinto tintinnio m’ingombra
gli orecchi, e sogno: mi s’innalza al gaurdo
torbida l’ombra.
E tutta molle d’un sudor di gelo,
e smorta in viso come erba che langue,
tremo e fremo di brividi, ed anelo tacito, esangue.

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