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18 nov 2015

Il mestiere di agente letterario

Il mestiere di agente letterario
L'agente letterario si occupa di tutto quel che ruota attorno al libro, tranne scriverlo, stamparlo e venderlo in libreria.
La più grande agenzia letteraria italiana, The Italian Literary Agency, ha una nuova sede, in via De Amicis 53 a Milano. 
L’agenzia è nata dalla fusione tra l’ALI, Agenzia Letteraria Internazionale, l’agenzia Marco Vigevani,e Luigi Bernabò & Associates.


Dopo l’acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori, la nascita di The Italian Literary Agency è un altro segno del processo di concentrazione in atto nell’editoria italiana. 
Le dimensioni delle altre tre grandi agenzie letterarie a questo punto sono distanti, anche se uno o due grandi bestseller basterebbero a cambiare le cose.

Esiste poi una miriade di agenti medio-piccoli o minuscoli che continua ad aumentare di numero, invece di diminuire come ci si aspetterebbe in un mercato in crisi, ha costi di pubblicazione sempre più bassi, vede crescere il self publishing e accorciarsi la distanza tra aspiranti scrittori ed editori.
La prima ragione della proliferazione degli agenti letterari è che la crisi ha lasciato senza lavoro una quantità di persone – editor, redattori e consulenti – che in mancanza di domanda di lavoro editoriale vero e proprio, hanno pensato bene di reinventarsi come agenti visto che, invece, il numero di aspiranti scrittori rimane costante.

Ma il bisogno di intermediazione aumenta anche perché per tentare di contenere i costi, le catene decisionali e burocratiche dei grandi editori si sono allungate rendendo, quindi, decisivo il mestiere di chi riesce a chiedere e ottenere risposte. Fino a dieci anni fa, i direttori editoriali avevano un’autonomia decisionale quasi esclusiva, mentre oggi ogni decisione di tipo editoriale – pubblicazione, anticipo, tiratura – deve passare al vaglio anche dei responsabili amministrativi e commerciali. In un mercato in cui si vendono meno libri, il potere contrattuale degli scrittori diminuisce e gli editori tendono a pagare meno e tardissimo, sempre che paghino.

Se il mercato interno si restringe e, pullula di concorrenti, se gli scrittori stranieri decidono di autoregolarsi, agli agenti in Italia rimangono due scelte: provare a unirsi per cercare di aumentare il proprio potere contrattuale, nei confronti degli editori, oppure accettare di ridursi a rappresentare pochi selezionatissimi autori, perfino uno solo, se è abbastanza grande da garantire il sostentamento. 

È l’alternativa che si pone a tutta l’editoria, a cominciare dagli editori: quella tra il modello industriale novecentesco, oppure abbandonare ogni pretesa di grandezza, e ritornare, come nell’Ottocento, alla specializzazione e all’artigianalità.

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