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25 ott 2016

A.R.M.E.N.I.A. - METZ YEGHÉRN di Edoardo Adamuccio

A.R.M.E.N.I.A. - METZ YEGHÉRN  di Edoardo Adamuccio
L'olocausto armeno, avvenuto tra il 1915 ed il 1916, per mano ottomana, causò la morte di 1,5 milioni di persone. Gli armeni usano l'espressione Medz Yeghern (in lingua armena Մեծ Եղեռն, "grande crimine") o Հայոց Ցեղասպանութիւն (Hayoc' C'eġaspanowt'yown), mentre in turco esso viene indicato come Ermeni Soykırımı "genocidio armeno", a cui talvolta viene anteposta la parola sözde, "cosiddetto" o Ermeni Tehciri "deportazioni armeni".

Iniziò il 24 aprile del 1915 a Costantinopoli, fu un massacro sistematico ed è tuttora oggetto di grandi contestazioni. I Giovani Turchi, organizzazione nazionalista nata all’inizio del XX secolo, era quello di creare uno stato nazionale turco. Gli armeni, cristiani ed indoeuropei, dovevano essere eliminati, in quanto considerati ostacolo, per la realizzazione dei sogni nazionalistici di un immenso territorio, che dal Mediterraneo arrivasse fino allo Xinjiang cinese. 



Il nuovo Paese doveva essere popolato soltanto da turchi. Lo “Stato nazionale” prevedeva un paese linguisticamente e culturalmente omogeneo, con una popolazione composta in larga misura da un unico gruppo etnico. L’idea dei Giovani Turchi era dunque quella di conseguire con la forza le condizioni che la storia non aveva realizzato. Armeni, greci, assiri, le tre più importanti comunità cristiane, erano i primi obiettivi. Inizialmente i Giovani Turchi si servirono anche dei curdi (iranici, ma musulmani) per portare avanti le stragi.

Il genocidio del 1915 iniziò a Costantinopoli nella notte del 24 aprile. Le prime vittime furono intellettuali, studiosi e poeti. Poi, sistematicamente, il massacro andò avanti più a Oriente, nelle terre abitate da millenni dal popolo armeno. Uccidendo gli uomini e deportando i bambini e le donne nel deserto siriano, dove morirono per la fame e per la sete, abbandonati. I beni sequestrati andarono ad arricchire alcune famiglie turche. Fu il Medz Yeghern, il “Grande Male”.

TEMA: GENOCIDIO ARMENI 
“A.R.M.E.N.I.A. - METZ YEGHÉRN”

A. ttacchi
R. ecidivi                                                     
M. assacrano                                                                       
E. 
N. uocciono  
I. dentità
A. rmena

Agli Armeni.

Tehcir ve taktil! Aksor!

Prima i Bizantini, poi Pietro Mechitar, ora...
La nostra terra, scomparsa. La nostra storia, bruciata.
La nostra vita, sotterrata.
Il Caucaso respirava fetida aria di morte.
L'Ararat, testimone diretto di quell'orrore, dalle sue cime più alte.
L'Eufrate, traghettatore di cadaveri.
L'Armenia desiderava cancellare tutto quel dolore.
Allo stesso modo di come fummo cancellati noi.
Eravamo semplice sabbia, spazzata dal vento,
come quella di Deir ez Zor.
Ci definirono traditori, sporchi traditori,
colpevoli, luridi colpevoli, microbi tubercolotici.
Due milioni. Donne, vecchi, fanciulli.
Sivas, Harput, Aleppo. Islayhié. Anatolia.
Dal Libano alla Francia. Dalla Grecia all'Italia.
Genocidio. Costipati in caverne e cosparsi di petrolio.
Poi bruciati vivi. Legati a due a due e
gettati nel fiume. Morivamo per la fame,
per la sete, per il dolore. Morivamo per gli avvoltoi
e i corvi che sbranavano la nostra carne.
Morivamo dentro. Morivamo come popolo.
Il rumore dei tacchi dei nostri stivali,
in marcia verso la morte,
risuonava, inciso con forza nella nostra mente,
così come ora compare, freddo,
il nostro nome sulle lapidi.
Niente è rimasto di noi. Nemmeno il ricordo.
E il Mondo stava a guardare.

"La loro destinazione è il nulla".

(Edoardo Adamuccio)

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