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2 ott 2019

La leggenda di Gussen

La leggenda di Gussen
Ci fu un tempo in cui il Chiusella, a valle di Vidracco, incontrava una diga  enorme e altissima che sbarrava le acque del fiume, formando un grande invaso che sommergeva i terreni di Vidracco, Vistrorio e Issiglio. 

Questo avveniva specialmente in primavera quando il Chiusella impetuoso e tumultuoso, perché alimentato dalle piogge e dalle nevi che si scioglievano , trascinava  enormi massi che alzavano sempre più lo sbarramento a valle di Vidracco.

Quando il disgelo terminava e l’estate irrompeva nella nostra valle qualche rivolo filtrava attraverso lo sbarramento e il lago un po’ per volta si ritirava, anche se mai del tutto.

Gussen andava spesso con gli amici lungo le sponde del Chiusella a pescare le trote che allora erano numerosissime, grosse e saporite: i ragazzi riuscivano a catturarle con le mani quando si nascondevano sotto i massi o con dei bastoni appuntiti che preparavano allo scopo durante il lungo inverno.

Fu proprio durante una di queste uscite che Gussen vide dall’altra parte del fiume una bellissima ragazza che passeggiava con le sue ancelle: era Ardissona che, oltre ad essere bellissima, era anche brava e ricca: infatti era figlia di un conte che abitava nel castello di Chy, un castello grande e turrito di cui parlano tutte le cronache del tempo e che purtroppo è stato raso al suolo durante la rivolta dei Tuchini.


Era bastato uno sguardo perché i due nobili giovani si innamorassero perdutamente uno dell’altro. Ma ogni grande amore che si rispetti trova ostacoli insormontabili che alimentano ancor più la passione, infatti il conte di Chy avrebbe dato in sposa la bella Ardissona soltanto a colui il quale fosse riuscito in una notte a rimuovere l’enorme diga che imbrigliava  le acque del Chiusella.

Il povero Gussen era disperato e, invece di divertirsi con gli amici, andava a piangere sulle rive del lago guardando quegli enormi massi che formavano la diga.

La povera Ardissona non era da meno : si struggeva in lacrime e dimagriva a vista d’occhio, ma il re , suo padre era irremovibile.

Gussen allora prese una decisione: scrisse al re di aiutarlo, ma questi gli rispose che aveva ben altro a cui pensare che agli amorazzi di due ragazzotti. Scrisse allora all’imperatore che rispose diplomaticamente che stava facendo una lunga guerra, e magari, quando fosse finita, ci avrebbe pensato.

Ma Gussen sapeva che le guerre non sarebbero mai finita: infatti quando ne finiva una ne cominciavano altre due.

Finalmente una ninfa delle acque commossa dalle continue lacrime del giovane, gli comparve sotto forma di una bella contadina e tra una parola e l’altra gli consigliò di chiedere aiuto al re dei maghi che abitava in una grotta presso le “guie” di Garavot ad Alice.

Gussen trovò il re dei Maghi , espose il suo problema( che il mago in realtà già conosceva , altrimenti non sarebbe stato un mago )e promise un suo intervento risolutivo.

Il giorno dopo, al levar del sole. il buon Mago convocò rispettivamente:

  •  i folletti che pur essendo burloni avevano buon cuore;
  • le masche, brutte e un po’ cattivelle, ma ubbidienti;
  • le ninfe dei boschi e delle acque, bellissime e sempre ben disposte;
  • le fate, incantevoli, splendide come l’aurora e buone come il pane.

A tutti costoro ordinò:”La prima notte di plenilunio a mezzanotte esatta ordino che, con tutta la forza dei vostri poteri magici, usando le antiche formule che avete imparato nei corsi di magia applicata, facciate crollare la diga che chiude il Chiusella, affinché l’acqua defluisca a valle. Non sono ammesse defezioni né scuse di qualsiasi tipo .Chi non ricorda le formule vada a ripassarle nel libro degli arcani. Il merito della vostra impresa deve però essere attribuito a Gussen.  Filate via adesso.”

Qualche giorno dopo la solita ninfa vestita da contadinella apparve nuovamente a Gussen e gli consegnò una bacchetta magica dicendogli :”Questa te la manda il re dei Maghi. La prima notte di plenilunio a mezzanotte tocca il masso più grosso della diga: Buona Fortuna!

Gussen capì e fece quanto la ninfa gli aveva consigliato.

Appena toccò il grande masso nella notte di plenilunio si scatenò l’inferno: un boato spaventoso scosse tutta la vallata , i massi rotolarono a valle, scavando una buca senza eguali che da allora venne chiamata ed  è chiamata tuttora: la guia o forra  di Gussen.

I valligiani che avevano passato una notte insonne terrorizzati dal frastuono continuo provocato dai massi e dalle montagne d’acqua che precipitavano a valle, al mattino videro un tranquillo torrentello che si riposava beato dopo le fatiche notturne.

Gussen, come un razzo, corse dal conte nel suo bel castello di Chy e ottenne, manco a dirlo,  la mano della splendida Ardissona. Il matrimonio fu da favola, anche se non furono invitati i potenti come il re e l’imperatore. I due sposi, per ringraziare le ninfe  , le fate, i folletti e anche le masche, fecero erigere sul monte Cives una torre in loro onore.

Anche adesso, nei giorni di plenilunio, i bambini bravi e ubbidienti possono vedere aggirarsi intorno alla torre Cives questi esseri misteriosi che avevano favorito l’amore dei due giovani.

Ma a mi ch’aiero drè da l’us man gnanca det an toc ad prus.

 (Ma a me che ero dietro la porta non hanno dato nemmeno un pezzo di pera)

Così, con queste parole, una volta le nonne terminavano le loro storie ai nipotini che, non avendo né la televisione né altre diavolerie moderne, rimanevano incantati e tranquilli al dolce suono delle parole della nonna: “Nonna, ce la racconti di nuovo la storia di Gussen…?

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