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24 apr 2025

Perché i papaveri sono il simbolo della Resistenza?

Dormi sepolto in un campo di grano 
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

 Ma sono mille papaveri rossi

 ("Guerra di Piero"- Fabrizio De Andre') 

 

Il 25 aprile si celebra la Liberazione dell'Italia dal Nazi-Fasscismo.

Accanto ai volti dei nostri partigiani e tra le immagini della nostra Resistenza, compaiono loro tra i campi di grano: gli splendidi papaveri rossi dell'Italia liberata, simbolo di  coraggio,  forza e patriottismo,  di chi ha lottato per la pace e per la libertà del nostro Paese.

La Resistenza partigiana e, tutti i movimenti storico-politici che hanno portato alla liberazione dell’Italia, rimarranno impressi nei ricordi di molte generazioni, così come le immagini trionfanti delle rivolte e di coloro che hanno fatto del 25 aprile un giorno immemore. 

Accanto alle fotografie, vi è un fiore che, tra gli scontri e le battaglie, si erge fiero tra i campi: il papavero, il simbolo della libertà. Questo fiore, per alcuni considerato infestante, è un omaggio alla vita e alla vittoria. 

26 dic 2021

Il mito di Giano, dio bifronte

Nell’antichità il culto del Capodanno fu anche legato alla divinazione del Dio Giano, la cui particolarità era quella di avere due facce, una delle quali guardava in avanti cioè nel passato e l’altra nel futuro. Quindi il giorno del Capodanno era molto suggestivo e importante. 

Anche perché proprio in quella data i divinatori si impegnavano a fare le previsioni per il futuro degli uomini e degli eventi.

Leggende e tradizioni folkloristiche dell'antico capodanno romano

Non si stava a casa a Capodanno, nell’Antica Roma, anzi. 

Si doveva lavorare più assiduamente per far piacere agli dei, e soprattutto al dio Giano. A lui venivano offerte delle speciali focacce a base di formaggio e uova. 

Le offerte provenivano direttamente dalle mani del Pontefice Massimo, il sacerdote che aveva il compito di presiedere tutti i riti più importanti a nome dell’impero. Giano, infatti, odiava l’ozio e il riposo era considerata pigrizia. 

Origine storica del Capodanno

Il capodanno non è un’invenzione recente. 

I festeggiamenti per questo evento avvengono da migliaia di anni e ci sono tantissime storie e leggende legate all’origine della celebrazione del Capodanno Romano. 

Inizialmente il calendario nell’Antica Roma consisteva in trecentoquattro giorni (ne mancavano, dunque, sessantuno) e in dieci mesi (due in meno rispetto al nostro). 

Mentre l’inizio di ogni nuovo anno veniva festeggiato con l’equinozio della stagione primaverile. Pare, secondo una leggenda, che sia stato lo stesso fondatore della Città Eterna.

6 giu 2021

L'ora desiata vola. Guida al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili di Pietro Ichino





È un rebus dovrebbe significare "è affascinante". Invece lo diciamo di ciò che risulta incomprensibile. A questo dannoso equivoco si ribella un famoso giurista, introdotto fin da piccolo nel mondo dei rebus da uno zio che gli ha fatto gustare la meraviglia delle frasi dotate di un secondo significato nascosto. 

E gli ha spiegato perché di questa meraviglia può godere di più chi ha il privilegio di parlare l'italiano. Il rebus intreccia parole e figure come accade solo nei sogni, che del rebus sono la variante notturna (come sapevano Artemidoro, Sigmund Freud e Primo Levi), ed è il più incantevole degli enigmi.

27 dic 2020

Capodanno tra storia e leggende


Tanti anni fa il capodanno tradizionalmente non cadeva nel passaggio tra il 31 dicembre e il 1 gennaio: queste date derivano dal calendario giuliano, adottato nel 46 a.C. da Giulio Cesare, dal quale prende il nome. 

Il calendario giuliano riprende e modifica il calendario egizio, e una delle modifiche è l’adozione del 1 gennaio come inizio dell’anno, mentre in precedenza cadeva il 1 marzo. Nel 1582 questo calendario è stato sostituito dal calendario gregoriano, che in realtà è una modificazione del calendario giuliano, ed entrato in vigore con la bolla papale Inter Gravissimas del papa Gregorio XIII, dal quale prende il nome. 

Il calendario gregoriano compensa lo scarto tra anno solare e anno del calendario adottando l’anno bisestile ogni 4 anni. L’adozione del 1 gennaio come data di capodanno si deve quindi ai romani. 

Ma in precedenza non era così, come non lo è oggi per tanti popoli. 

Le traccie più antiche arrivano dagli antichi babilonesi: si narra che cominciarono a festeggiarlo circa 4000 anni fa, e il capodanno cadeva in corrispondenza della prima luna nuova dopo l’equinozio di primavera.

21 dic 2020

Storia e leggende del Solstizio d’inverno


Con il solstizio d’inverno comincia la stagione più fredda. 

Nei secoli e, nelle varie culture, i giorni in cui si verificava questo straordinario evento, erano ritenuti magici.

Durante il solstizio d’inverno e, nei pochi giorni a seguire, il sole, giunto nella fase più debole di luce e calore,  diventava “Invictus” (invincibile). 

Fu l’imperatore Aureliano, ad ufficializzare in tutto l’impero romano il Dies Natalis Solis Invicti, nel 274 d.C. L’imperatore aveva appena concluso la riunificazione dell’impero romano, reduce dalla grande vittoria sulla regina Zebedia del Regno di Palmira, resa possibile grazie allo schieramento, a fianco dell’esercito romano, di Emesa, città-stato rivale.

Aureliano, in segno di ringraziamento, trasferì a Roma la classe sacerdotale e il culto del Sole di Emesa, facendo edificare un tempio di Stato a Roma, sulle pendici del Quirinale, Campus Agrippae, attuale piazza San Silvestro, in onore del dio Sole Invincibile.

Dal 17 al 24 dicembre a Roma si tenevano i Saturnali, dedicati al dio Saturno, il Cronos greco, nella più antica leggenda il re del Lazio prima della fondazione di Roma. 

2 dic 2020

Festa delle Luci (Hannukkah): tra storia e curiosità


Per chi non lo sapesse, Hanukkah è una festività ebraica, di cui forse avrete sentito parlare come “Festa delle Luci”. 

Hanukkah dura otto giorni ed inizia al tramonto del 24 Dicembre.In ebraico Hanukkah significa “inaugurazione” e commemora la nuova consacrazione di un altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la riconquistata libertà dal giogo degli Ellenici. 

Ecco in breve la storia: nel 200 a.C. gli Ebrei già risiedevano in terra di Israele, ed erano sotto il potere dei Seleucidi, che si erano stabiliti in Siria. Per molto tempo i rapporti fra i due popoli furono buoni, e gli Ebrei furono liberi di professare la propria fede. 

I problemi iniziarono quando al potere salì Antioco, sotto il regno del quale molti ebrei furono forzati a violare i precetti della propria fede; il nuovo re fece profanare il Tempio di Gerusalemme, parte del quale cominciò ad essere utilizzato per le cerimonie di nuovi culti pagani. 

Il popolo ebraico allora cominciò ad organizzare un movimento di resistenza e di ribellione, capeggiato da Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, per liberarsi dalla tirannia di Antioco. Nel 165 a.C., gli Ebrei riuscirono a liberare e riconsacrare il Tempio di Gerusalemme: la festa di Hanukkah venne istituita proprio da Giuda Maccabeo per celebrare questo evento.

1 dic 2020

Perchè baciarsi sotto il vischio?

La tradizione più romantica del Natale è, indovinate un pò, cari lettori...
Se non avete nessuna idea in mente, vi aiuto io...
Ma, è quasi ovvio e scontato e, parliamo di baciarsi sotto il vischio. 

Quali sono le origini di questa usanza? Molte sono le leggende e racconti della tradizione nordica legate al vischio e a questa credenza natalizia. Si pensa che nell’antichità i Druidi utilizzassero il vischio come rimedio per contrastare epidemie e ogni tipo di malattia con la preparazione di infusi e intrugli medicamentosi. 

Altre leggende e racconti della mitologia norrena, raccontano del dio Balder che dopo essere stato colpito dai rami di vischio, morì. Per questo motivo i Norvegesi durante il solstizio d’estate hanno l’usanza di bruciare i rami di vischio come buono auspicio e per proteggersi dalle disgrazie. 

Il significato che oggi attribuiamo a questa usanza, si può ricondurre alle tradizioni e ai costumi popolari descritte in precedenza. Ad esempio, è molto comune, al giorno d’oggi, regalare un rametto di vischio nel periodo natalizio come buon auspicio di inizio anno. 

28 nov 2020

Il Presepe


Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma. 

Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un presepio particolare ed unico. 

Le scene della natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose. Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù.

20 ott 2020

Il mostro di Loch Ness


 “Quel martedì pomeriggio sembrava non finire mai. Improvvisamente la campanella suonò e gli studenti si riversarono in strada. Jane e Susy, al primo bivio, svoltarono verso il lago Ness e presero a camminare lungo un sentiero che si snodava tra rovi e cespugli spinosi.

– Andiamo Jane. Ricordati che dobbiamo essere di ritorno prima che faccia buio.

Attraversarono  un boschetto di abeti nani al di là del quale si apriva il lago. La spiaggetta che lo delimitava era fangosa.  Susy e Jane affondarono le scarpe nella melma grigiastra. Il cielo color antracite incuteva paura. Le ragazze camminarono fino a una rupe che si specchiava sulla superficie del lago. 

Sediamoci qui – propose Susy, indicando uno sperone roccioso facilmente raggiungibile. I l lago era tranquillo. L’acqua era lievemente increspata dalla brezza serale.

Non c’è nessuno là sotto, è stato un sogno, devi convincerti, Jane – disse Susy accalorandosi.

Samhain: la vera storia di Halloween


Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico

Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Ma affrontiamo insieme nel dettaglio il viaggio dall’Irlanda dei Celti fino ai giorni nostri, osservando cosa è successo e come, attraverso i secoli, sono cambiate le cose. 

Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. 

L’importanza che, tuttavia, viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o la notte di Natale “Christmas Eve”. 

I Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi. 

Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. 

Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. 

29 ago 2020

Il segreto dei serpenti (Mundurucù – Parà)

Il segreto dei serpenti (Mundurucù – Parà)
Molto tempo fa, quando al giaguaro non erano ancora spuntate le unghie e al cane il naso non era ancora diventato freddo, la terra non conosceva la notte. Il sole brillava sempre nel cielo, causando numerosi fastidi agli animali e agli uomini. Così gli indios si riunirono in consiglio. Per primi parlarono gli anziani.

“Non si può andare avanti così – disse l’anziano più vecchio – mi ero appena disteso per dormire,
e subito un raggio di sole mi è caduto sugli occhi”.
“Moriremo tutti di sonno! – disse un altro – E di sete: nel fiume non c’è più una goccia d’acqua.
È evaporata tutta!”.
“Anche il lago si è prosciugato. E tra poco non avremo più nulla da mangiare. Gli animali sono
tutti pelle e ossa”.
“Solo i serpenti non sono deperiti...”.
“L’ho notato anch’io – disse Munduruk, il capo degli indios – Questo significa che riescono a dormire: voglio scoprire come fanno. Andrò a trovare Surukuku, il Signore di tutte le Serpi, e gli
offrirò un arco e delle frecce perché mi sveli il suo segreto”.
“Che cosa vuoi che se ne faccia di arco e frecce: non ha le mani!” disse l’anziano più vecchio.
“Allora un bel copricapo di piume!” disse un altro.
“Ma non ha i capelli! Piuttosto una collana di lapislazzuli azzurri!”.
“Non ha nemmeno il collo!”.

“Ci sono! – disse il capo – gli porterò un sonaglio per le sue danze rituali”.
Ne fece fabbricare uno a regola d’arte e si addentrò nella foresta, finché arrivò dal Grande Serpente. Lo salutò con rispetto.
“Grande Sururuku, mi chiamo Munduruk e sono il capo degli indios. Non mi sarei permesso di disturbarti se non pensassi che tu solo puoi aiutare il mio popolo, visto che tu solo possiedi il
sonno”.
“Possiedo il sonno – rispose il Grande Serpente – perché possiedo la notte”.
“Allora danne un po’ anche a noi: in cambio ti ho portato questo sonaglio”.
Sururuku, al solo vederlo, scosse la testa irritato: “Vuoi prendermi in giro? Non vedi che non ho
né braccia né gambe cui legare il sonaglio?”.
“Se permetti, posso legarlo all’estremità del tuo corpo”.

L 'origine delle stelle (leggenda del Brasile)

L 'origine delle stelle (leggenda del Brasile)
Le donne erano andate a cogliere il mais, ma non riuscivano a fare un buon raccolto. Condussero allora con sé un fanciullo, che trovò molte spighe. Esse portarono il mais sul posto, per fare delle focacce e dei dolci da dare agli uomini quando fossero tornati dalla caccia. 

Il fanciullo rubò una incredibile quantità di chicchi e li nascose in tubi di bambù, che egli portò alla nonna, pregandola di fare un dolce di mais per sé e per i suoi compagni. La nonna li accontentò, e i fanciulli mangiarono a sazietà. 

In seguito, per dissimulare il loro piccolo furto, essi tagliarono la lingua alla vecchia, poi quella di un ara domestico, e misero in libertà tutti quelli che venivano allevati nel villaggio. Temendo la collera dei genitori, i fanciulli fuggirono in cielo arrampicandosi lungo una liana nodosa che l'uccello mosca aveva fissato in alto. 

5 apr 2020

Racconto tratto da 101 storie zen

Racconto tratto da 101 storie zen
Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. Nan-in servì il tè. 

Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. 

 Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. 

Il profumo delle Rose di Bruno Ferrero

Il profumo delle Rose di Bruno Ferrero
Due monaci coltivavano rose. 

Il primo si perdeva nella contemplazione della bellezza e del profumo delle sue rose. 

Il secondo tagliava le rose più belle e le donava ai passanti. 

“Ma che fai?”, lo rimproverava il primo; “come puoi privarti così della gioia e del profumo delle tue rose?”. 

Da un racconto di Osho

Da un racconto di Osho
In un villaggio viveva un vecchio molto povero, ma perfino i re erano gelosi di lui perché aveva un bellissimo cavallo bianco; non si era mai visto un cavallo di una simile bellezza, una forza, una maestosità… i re offrivano prezzi favolosi per quel cavallo, ma l’uomo diceva a tutti: “Questo cavallo non è un animale per me, è come una persona. E come si può vendere una persona, un amico?”. L’uomo era povero, la tentazione era forte, ma non volle mai vendere quel cavallo.

Un mattino scoprì che il cavallo non era più nella stalla. L’intero villaggio accorse e tutti dissero: “Vecchio sciocco! Lo sapevamo che un giorno o l’altro ti avrebbero rubato il cavallo. Sarebbe stato molto meglio venderlo. Potevi ottenere il prezzo che volevi. E adesso il cavallo non c’è più, che disgrazia!”.

Il vecchio disse: “Non correte troppo! Dite semplicemente che il cavallo non è più nella stalla. Il fatto è tutto qui: il resto è solo giudizio. Se sia una disgrazia o meno non lo so, perché questo è solo un frammento. Chissà cosa succederà in seguito?”. Ma la gente rideva, avevano sempre saputo che era un po’ matto.

Dopo quindici giorni, una notte, all’improvviso il cavallo ritornò. Non era stato rubato, era semplicemente fuggito, era andato nelle praterie. Ora non solo era ritornato, ma aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi.

La gente di nuovo accorse e disse: “Vecchio, avevi ragione tu! Quella non era una disgrazia. In effetti si è rivelata una fortuna”.Il vecchio disse: “Di nuovo state correndo troppo. Dite semplicemente che il cavallo è tornato, portando con sé una dozzina di altri cavalli… chissà se è una fortuna oppure no? È solo un frammento. Fino a quando non si conosce tutta la storia, come si fa a dirlo? Voi leggete solo una parola in un’intera frase: come potete giudicare tutto il libro?”.

Questa volta la gente non poteva dire nulla, magari il vecchio aveva ragione di nuovo. Non parlavano, ma nell’intimo sapevano bene che il vecchio aveva torto: dodici bellissimi cavalli, bastava domarli e poi si potevano vendere per una bella somma.

Il segreto della Felicità

Il segreto della Felicità
Un giovane domanda al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità. Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.

“Solo ti chiedo un favore” concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versi due gocce d’olio. “Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l’olio”.

Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese:”Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo?
Hai visto i magnifici giardini?Hai notato le belle pergamene?”. Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d’olio.

L’Elefante incatenato

L’Elefante incatenato
Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini.

Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune… ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. 

Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Che cosa lo teneva legato?

Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell’elefante; qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato… allora posi la domanda ovvia: “se è ammaestrato, perché lo incatenano?” Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.

Non si può rubare la luna (Tratta da 101 storie zen)

Non si può rubare la luna (Tratta da 101 storie zen)
Ryokan, un maestro di Zen, viveva nella più assoluta semplicità in una piccola capanna ai piedi di una montagna. Una sera un ladro entrò nella capanna e fece la scoperta che non c’era proprio niente da rubare.

Ryokan tornò e lo sorprese. «Forse hai fatto un bel pezzo di strada per venirmi a trovare,» disse al ladro «e non devi andartene a mani vuote. Fammi la cortesia, accetta i miei vestiti in regalo».