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21 dic 2020

Storia e leggende del Solstizio d’inverno


Con il solstizio d’inverno comincia la stagione più fredda. 

Nei secoli e, nelle varie culture, i giorni in cui si verificava questo straordinario evento, erano ritenuti magici.

Durante il solstizio d’inverno e, nei pochi giorni a seguire, il sole, giunto nella fase più debole di luce e calore,  diventava “Invictus” (invincibile). 

Fu l’imperatore Aureliano, ad ufficializzare in tutto l’impero romano il Dies Natalis Solis Invicti, nel 274 d.C. L’imperatore aveva appena concluso la riunificazione dell’impero romano, reduce dalla grande vittoria sulla regina Zebedia del Regno di Palmira, resa possibile grazie allo schieramento, a fianco dell’esercito romano, di Emesa, città-stato rivale.

Aureliano, in segno di ringraziamento, trasferì a Roma la classe sacerdotale e il culto del Sole di Emesa, facendo edificare un tempio di Stato a Roma, sulle pendici del Quirinale, Campus Agrippae, attuale piazza San Silvestro, in onore del dio Sole Invincibile.

Dal 17 al 24 dicembre a Roma si tenevano i Saturnali, dedicati al dio Saturno, il Cronos greco, nella più antica leggenda il re del Lazio prima della fondazione di Roma. 

Ai primordi i Saturnali erano una festa religiosa e sociale molto complessa, di ribaltamento dei ruoli e a Saturno si dedicavano sacrifici umani, sino a quando, dice la leggenda, Eracle, passando per il Lazio, convinse gli abitanti a non sacrificare vite umane ma ad offrire statue d’argilla e ceri accesi. 

Anche Opi o Ops, moglie di Saturno, dea del raccolto e dell’abbondanza, veniva festeggiata, affidando alla sua protezione il grano mietuto e riposto nei granai. Proprio durante i Saturnali. si festeggiavano le Opalie. il 19 dicembre, a lei dedicate. 

Il solstizio d’inverno è un evento astronomico che ha da sempre affascinato i popoli della terra in tutte le epoche. Il ritorno della luce, significante il ritorno alla speranza, al cibo, al calore, alla vita. 

Giungere al solstizio, superando la Candelora, significava essere sopravvissuti, anche quell’anno, alla ciclica morte e non è un caso che innumerevoli nascite miracolose e divine, maschili e femminili, vennero collocate in questa data: Dionisio, in onore del quale, nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva una festa rituale chiamata Lenee, festa delle donne selvagge, Mithras di Roma, nato in una grotta, culto dei militari e diffuso, quindi, in tutti gli angoli dell’impero dalle legioni; Attys, nato da una vergine, morto a titolo di sacrificio, che risorge il 25 Marzo, Atargatis di Siria, grande dea madre, dea della natura e sua rinascita, chiamata dai Romani anche Derketo e dea Syria, Kybele o Cibele, dea della Frigia amata da Adone, Astarte della Fenicia, dea suprema, nonché dea della fecondità e dell’amore; il dio solare babilonese, della giustizia e della predizione Shamash, il dio sumero Dumuzi, Krishna, il dio più importante dell’India. 

Ed ancora: Joshua Ben Josef (Gesu’ il Nazireo/nazareno, Galileo, detto il Cristo e Salvatore); Baldur in Scandinavia; Freyr in Scandinavia; Bacab, dio dei Maya dello Yucatan (attuali Guatemala e Messico Sud Est); Huitzilopochtli e Quetzocatl, entrambi del Messico centrale azteco. 

I Germani identificavano il periodo che andava da 12 giorni prima del solstizio invernale al solstizio stesso, che rappresentava la rinascita della vita, con la festa di Yule, legata al culto di Odino (da “Yula”, ruota dell’anno). 

Tra i vari temi legati a Yule, il principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell’Agrifoglio, simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno. Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare. 

Con il rito del ceppo di Yule si perpetua ogni anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco, anche questa antica e ripetuta battaglia. Gli Egiziani, invece, celebravano Horus, il Dio Sole Bambino che, nel corso dei millenni, si chiamo Ra, Aton, Osiride, Serapide.

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