Platone, nel suo libro "Leggi, VI, 765-766", afferma che l'educazione occupa una un posto importantissimo, in quanto ricoperto dalle supreme cariche dello Stato.
Il primo sviluppo di ogni forma di vita, se ben avviato, potrà tendere al fine che gli è proprio, in base alla propria natura.
Chi avrà, magari, un'indole felice ed una buona dose di educazione, sarà portato ad essere dolce e onesto, mentre chi è maleducato diventerà arrogante e cattivo.
Per il legislatore, quindi, è importante lavorare bene sull'educazione della gioventu'.
Platone ( 427 a.C - 347 a.C.) propone una mediazione tra 2 visioni tra loro contrapposte:
- adultismo, che considera i ragazzi come adulti, non completi e, che ancora devono imitare un modello tradizionale di trasmissione di valori educativi
- puerocentrismo, dove si privilegia la natura e la spontaneità del bambino.
Platone afferma la necessità dell'educazione, come compito dello Stato nell'atto di formare l'uomo alla virtù; e in qualità di strumento che agevoli lo sviluppo delle doti naturali e della serena indole dell'individuo, ispirandogli il desiderio di un cittadino perfetto.
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