Marta Marzotto ha vissuto una vita piena di emozioni e successi. La sua vita comincia con un'infanzia e un'adolescenza difficili, tra le risaie della Lomellina. Stilista ed ex modella, aveva 85 anni. La notizia della sua scomparsa è stata resa nota tramite un tweet della nipote, oggi 29 luglio 2016. Marta Marzotto non ha tralasciato amori, tradimenti, vicende giudiziarie, salotti e scandali.
Cinque figli, un marito aristocratico (il conte Umberto Marzotto, di cui ha conservato il cognome anche dopo il divorzio), due grandi amori (Renato Guttuso e Lucio Magri) e tanti ammiratori, tra i quali anche Sandro Pertini. Nasce a Reggio Emilia il 24 febbraio 1931, tra le risaie della Lomellina, dove inizia a lavorare giovanissima, come mondina seguendo le orme della madre e, poi come apprendista sarta.
La strada della moda le riserva grandi soddisfazioni, prima come modella poi in qualità di stilista a Milano, trasformando nel tempo il suo nome in una famosissima griffe. E' proprio nell'ambiente della moda, all'inizio degli anni Cinquanta, che conosce il conte Umberto Marzotto, vicentino di Valdagno, comproprietario con altri fratelli dell'omonima industria tessile.
Si sposano nel 1954 e dalla loro unione durata 15 anni sono nati cinque figli: Paola (nata nel 1955), Annalisa (nata nel 1957, morta nel 1989), Vittorio Emanuele (1960), Maria Diamante (1963) e Matteo (1966). Ma non è un amore di quelli sereni, per lei spirito indomabile, personalità esuberante e incontenibile. Conosce Renato Guttuso, di cui diventa musa e ispiratrice, ed è grande amore per venti anni, regolamentato però da un patto: "Mai mettere in pericolo le famiglie".
Arriva poi Magri, conosciuto negli anni in cui è segretario del Partito di unità proletaria per il comunismo: una relazione durata 10 anni. Dama dei salotti, di cui è presenza costante con i suoi caftani eleganti, non riesce a evitare anche qualche bega giudiziaria.
Nel 2006, infatti, viene condannata in primo grado per aver riprodotto, senza averne titolo, alcune opere in suo possesso di Guttuso, i cui diritti legalmente sarebbero spettati al figlio dell'artista. Nel 2011 la Corte d'Appello ribalta la sentenza "perché il fatto non costituisce reato".
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