Il mito dell'isola che sarebbe sprofondata negli oscuri abissi dell’oceano Atlantico, svanendo in un attimo senza lasciare traccia di sé, è stato descritto nei Dialoghi Timeo e Crizia di Platone.
Situata «oltre le Colonne d'Ercole», Atlantide era una civiltà evoluta ed organizzata, popolata da mezzi dei e mezzi uomini che poterono vantare per molti millenni il predominio navale sul Mediterraneo.
Secondo la descrizione del filosofo greco, Atlantide era un continente dove «gli animali, anche la specie degli elefanti, abbondavano e dove abili agricoltori avevano creato frutteti profumati». Nella capitale regnavano il benessere e la serenità, almeno finché i suoi abitanti non si fecero corrompere dall'eccesso di avidità e dall'amore per le cose materiali.
Fu questo il male che li portò alla distruzione, in un solo giorno a seguito di un grande cataclisma, scatenato dagli dei dell’Olimpo adirati per il tentativo fallito degli Atlantidei di invadere Atene. Alla base di questa leggenda abilmente descritta da Platone, c’è chi ha intuito il suo desiderio di esprimere le proprie idee politiche.
C’è anche chi ha cercato di individuare la posizione reale dell'isola scomparsa, agganciandosi alla catastrofica eruzione del vulcano Thera, situato nell'Egeo, dove oggi si trova l'isola di Santorini. Il suo risveglio 3500 anni fa provocò il collasso di una parte dell'isola, imponenti tsunami e una nube di anidride solforosa che contribuirono probabilmente anche al declino della civiltà minoica sulla vicina Creta.
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