La storia dei personaggi di Metamorfosi di una capitale di Ylljet Aliçka (Castelvecchi, 2021, tradotto in italiano da Matteo Mandalà), ossia i componenti della famiglia Bendo, è la storia dell’Albania che va dalla dittatura di Enver Hoxha ai giorni nostri.
La narrazione espone l’intreccio tra storia personale e di ordine generale. Grazie alle vicende dei personaggi e alle loro peripezie viene delineato un profilo, uno spaccato del Paese delle Aquile durante il regime comunista.
Ed è anche tramite le attente descrizioni degli stati d’animo dei personaggi che Alicka ci conduce a un livello più profondo della mera descrizione della società, perché le pagine del romanzo sono condite da pensieri e riflessioni che mettono a nudo i meccanismi inconsci dei personaggi, poiché l’autore ha mappato i loro desideri, le loro ambizioni, le loro invidie, le loro paure e anche la loro ipocrisia.
L’ipocrisia incarnata dai condannati a morte, quando sul punto di essere uccisi, sulla base di sospetti e prove infondate, ringraziavano la Guida (il perché lo chiede Nausika a pagina 115), o del doppio gioco di Vladimir e della moglie Genoveffa che si tradiscono a vicenda, o, ancora, delle poesie di Beniamin che quasi senza volerlo entra in una fase eroica, diventando una parodia del poeta civile, in senso carducciano, che canta al regime e alla nazione.
Ma un poeta deve essere coraggioso, e non fuggire davanti a un finto attacco di un uomo che impugna una pistola ad acqua. E questo costerà caro a Beniamin, che non riuscirà mai a dissipare i fraintendimenti con il Partito e per la rieducazione verrà spedito nei villaggi sperduti dove lavorerà a contatto con i contadini leggendo loro le notizie del giornale ogni mattina.
Beniamin è amico di uno scultore che ha avuto l’incarico di immortalare il viso della guida in una maschera di gesso, ma durante la preparazione dell’opera l’artista, per poco, non combina un grande pasticcio che poteva costargli la vita. A un certo punto lo scultore decide di andare a vivere in Italia, ma tornerà in Albania deluso dalla vita occidentale.
Dopo la morte della Guida e la fine del regime le preoccupazioni della famiglia Bendo, soprattutto di Sadik, sono quelle derivanti della perdita dei privilegi che servono unicamente per incutere invidia ai vicini. E nelle riunioni si comincia a puntare il dito contro il vecchio regime, non inteso però nelle singole individualità.
È importante incriminare il sistema politico precedente per ottenere le simpatie del mondo occidentale, quindi, diventa necessario avvicinarsi all’eurocomunismo. Ma Sadik non è d’accordo e quando gli viene consegnato un libro che parlava dell’eurocomunismo lo getta via dicendo alla moglie di usarlo per accendere il fuoco. In seguito, durante la sua pensione ideologica, si dedicherà alla protezione dei suoi alberi di cachi.
Poi c’è la storia di Rudian, ex calciatore condannato alle minierem che si fa amputare un braccio per godere di qualche mese di riposo. Nonostante la sua estrema ingenuità Rudian fa un discorso importante sulla memoria e sul suo ruolo necessario per non compiere gli errori del passato.
I personaggi di questo libro sono molto dinamici, evolvono continuamente, quindi il titolo “metamorfosi” si ricollega anche alla loro condizione esistenziale.
Per questo Beniamin divenerà scrittore di haiku, ma per poco tempo. Infatti, successivamente si dedicherà alla scrittura di versi di compianto per la rubrica dei necrologi della gazzetta “Shqiptare”.
Vladimir, invece, dopo una breve carriera come diplomatico, inizierà a vendere titoli nobiliari con ottimo profitto, passando, bruscamente, a una mentalità capitalistica.
Ma la metamorfosi interessa anche la rivista di Lefteri, che inizierà a pubblicare foto di ragazze in bichini mentre sorseggiano Coca-Cola, cose impensabili pochi anni prima.
Un altro personaggio importante è Emma, energica guerriera contro le ingiustizie sociali, che spesso si contraddice e che alla fine del romanzo viene presentata come una donna di mezza età che utilizza i social per puntare il dito contro il nemico di turno.
Nella narrazione si registra un continuo scambio tra la struttura dei personaggi e la fisionomia del contesto sociale in cui l’individuo esprime la propria personalità a sua volta plasmata dalle circostanze politiche. Per questo motivo credo che Metamorfosi di una capitale possa considerarsi un romanzo realistico sociale, perché, tramite la storia dei suoi personaggi, tratta vicende di rilevanza sociale e denuncia i contrasti, i malanni e le ingiustizie di un determinato periodo.
Infatti, tra le sue pagine viene tracciato un particolare spaccato dell’Albania sotto la dittatura, con l’intento di rendere i punti di vista e il pensiero dell’epoca, mentre l’intreccio, ricco e complesso, segue la storia della famiglia Bendo, che cerca felicità e successo in una disputa continua con la società, da cui a volte esce vincitrice e a volte vinta. Infine, i personaggi, sia quelli reali sia quelli inventati dall’autore, rappresentano il tempo e agiscono e si comportano in maniera a esso consona.
Il narratore di questo romanzo è eterodiegetico (non è direttamente coinvolto nella trama, anche se Ylljet Aliçka ha vissuto personalmente alcuni episodi del periodo raccontato nel libro) e allo stesso tempo onnisciente.
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