E’ morto oggi, 06-07-2016, a Roma Valentino Zeichen, poeta nato a Fiume nel 1938.
Era ricoverato dal 29 aprile scorso a causa del grave ictus che lo aveva colpito la mattina del 17 aprile 2016. E' stato uno dei pochi poeti italiani che nella vita ha fatto soltanto il poeta, l’artista, difendendo la sua autonomia e la sua libertà di pensiero. Al centro della sua poesia la città di Roma, che ha profondamente amato e dove ha sempre vissuto.
Zeiche affermava: “La mia poesia è senza speranza. Non parlo di mondi onirici. Nella mia poesia entra la comicità, l’ironia, la precisione. Ci sento lo zampino della matrigna, una musa crudele e involontaria e quindi la diffidenza verso il sentimento. O meglio: verso la menzogna del sentimento. Esiste una purezza della poesia alla quale sono fedele. L’esclusione del cuore. Non mento mai. Il meccanismo della scrittura può ingannare il lettore, ma non la sostanza che abita la poesia”.
Zeichen si autodefiniva “un poeta svogliato senza più voglia di scrivere".
Per Zeichen l’ironia è anche “uno strumento d’attacco che aiuta a pensare. Ma anche una modalità critica del pensiero, per irridere, per offendere il pensiero avverso". L’ironia, inoltre è per Zeichen "un modo per criticare determinati sistemi di pensiero non veri, non sinceri.”
Le sue opere: "Area di rigore” (1974), “Ricreazione” (1979), “Pagine di gloria”, (1983) il romanzo “Tana per tutti” (1983),” Museo interiore” (1987), “Gibilterra “ (1991), “Metafisica tascabile”, ( 1997) “Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio” ( 2000), “Passeggiate romane” (2004), “Poesie. 1963-2003” ( 2004), “Neomarziale “ ( 2006), “Aforismi d'autunno” (2010), “La Refezione” (2010), “Il testamento di Anita Garibaldi” (2011), “Casa di rieducazione” (2011), “Macchie dipinte” (2014) e il romanzo “La sumera” nel 2015.
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