Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale.
L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici.
Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.
Trama
La mattina del 16 novembre 1959 Capote lesse sul New York Times un trafiletto di cronaca nera. La notizia raccontava dell'omicidio di Herbert Clutter, un agricoltore benestante del Kansas, della moglie Bonnie e di due dei suoi quattro figli, Nancy e Kenyon.
Prima che i responsabili della strage fossero catturati, Capote decise di arrivare sul luogo per scrivere sul crimine. Fu accompagnato dalla sua amica d'infanzia, e scrittrice, Harper Lee: assieme interrogarono a lungo le persone del luogo e gli investigatori assegnati al caso.
Gli assassini erano due: Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock, due giovani adulti sbandati, usciti recentemente dal carcere in libertà vigilata, i quali, fidando nella vaga informazione di un loro compagno di cella relativa all'esistenza di una cassaforte nella casa di un agricoltore, si diressero ad Holcomb, cittadina del Kansas; nella notte, penetrati armati nella casa, cercarono invano il denaro e la cassaforte, poi uccisero tutti i membri della famiglia presenti in quel momento.
Mentre i due erano in fuga, la polizia brancolava nel buio, non trovando alcun movente verosimile per l'atroce delitto. Sarà l'informazione di un carcerato a fare luce sul movente e sull'identità degli assassini, permettendo alla polizia di rintracciarli; saranno catturati sei settimane dopo gli omicidi, per il furto di un'automobile, e, dopo un lungo interrogatorio, confesseranno il turpe delitto. Capote passerà sei anni a lavorare al libro.
Si tratta probabilmente del primo "romanzo-reportage" o "romanzo-verità" della storia della letteratura: affermando il valore preminente dell'imparzialità della cronaca e dell'oggettività dei fatti, Capote volle denunciare l'impotenza della forma del romanzo "classico" nella riflessione sulla realtà cruda e complessa della società americana contemporanea.
Il libro suscitò vive polemiche di carattere letterario ed etico-sociale: Capote fu accusato di una sorta di cinico voyeurismo, per come riporta, con un distacco oggettivo, un brutale e cruento fatto di cronaca nera.
Il ballo in maschera "Black and White Ball" al Plaza Hotel, definito il "ballo del Secolo", con cui Capote decise di festeggiare l'ultima puntata, commentato in prima pagina da tutti i giornali, divenne subito un evento-icona e per diverso tempo lo scrittore fu una presenza fissa sui rotocalchi e in televisione.
Il romanzo è stato scritto sulla scorta di una assidua frequentazione dei protagonisti reali della vicenda e segnò talmente l'esperienza artistica ed umana di Capote da rimanere l'ultima sua opera portata a termine.
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