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7 gen 2018

Lynch: il ridicolo sublime di Slavoj Žižek

Lynch: il ridicolo sublime di Slavoj Žižek
Qual è il ruolo della femme fatale nel cinema contemporaneo? Questa domanda per Zizek trova oggi la sua risposta più convincente e articolata nei film di Lynch, l’autore che con il suo stile personale e volutamente oscuro ha più sollecitato la riflessione di critici e filosofi. 

Attraverso un’attenta analisi di Strade perdute che tiene conto di tutte le possibili interpretazioni proposte di questo film, il filosofo sloveno ci mostra come la figura femminile sia un punto di incontro ineludibile e problematico di ogni pensiero che oggi voglia confrontarsi con i temi del desiderio e della Legge. 



Nello scorrere nel suo caleidoscopico universo David Lynch ci mostra come l'unità psicologica di una persona si disintegra da un lato in una serie di stereotipi e comportamenti rituali, dall'altro in esplosioni di un Reale crudo e brutale, dotato di energia psichica insopportabilmente intensa e (auto) distruttiva. 

Le apparizioni di angeli alla fine di Fuoco cammina con me  e di Cuore selvaggio, o il sogno del pettirosso alla fine di Velluto blu, seppure scene tra le più pateticamente ridicole, vanno prese sul serio. Così come le figure malvagie eccessivamente violente quali Frank in Velluto blu, Eddy in Strade perdute, e il Barone Harkonnen in Dune. 

L'opera cinematografica di Lynch, con il suo estremo onirismo, consente a Slavoj Zizek un ritorno perturbante sui temi prediletti della sua riflessione, in particolare sull'oscenità del reale e il ridicolo sublime.

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