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12 feb 2019

ECUADOR – Quando gli inquinatori chiedono l’intervento della Corte internazionale

ECUADOR – Quando gli inquinatori chiedono l’intervento della Corte internazionale
La multinazionale Chevron-Texaco, durante le operazioni di esplorazione e sfruttamento delle risorse petrolifere in Ecuador nell’area del Lago Agrio, ha inquinato pesantemente oltre due milioni di ettari, contaminando gravemente la foresta amazzonica, riversando 60 miliardi di litri di reflui tossici nell’acqua utilizzata dalle popolazioni locali, con un aumento impressionante di mortalità e malattie, inclusi i tumori. 

Due popoli indigeni, i Tetes e i Sansahuaris sono scomparsi, mentre le tribù dei Cofan e dei Siona Secoya sono state costrette a migrare dalle terre ancestrali. Ben 30.000 abitanti e piccoli agricoltori hanno denunciato già nel 1993 la Texaco (acquisita nel 2001 dalla Chevron). 

Un tribunale ecuadoregno ha riconosciuto la colpevolezza della compagnia petrolifera imponendo una sanzione da 18 miliardi di dollari. La multa record è stata confermata dal rifiuto della Corte Suprema degli Stati Uniti di bloccare la sanzione, come richiesto dalla Chevron.

Il gruppo ha presentato ricorso alla Corte suprema dell’Ecuador, di cui si attende la sentenza, mentre la Corte suprema argentina ha annullato la decisione del tribunale che aveva bloccato i fondi Chevron nel paese per risarcire gli agricoltori ecuadoregni, dando così ragione alla compagnia petrolifera che nel frattempo si è appellata alla Corte internazionale dell’Aja. 

Su una cosa la Chevron ha ragione: ci vuole un tribunale internazionale per giudicare di un ecocidio.

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