Questo libro racconta la storia dei nomadi dalla nascita fino ai nostri giorni. I primi nomadi giunsero in Europa intorno al 1300, e in Italia si registrò la presenza di un primo gruppo nel 1422, erano originari dell'India e abbandonarono la loro terra tra il V e l'XI secolo, in seguito a carestie, guerre e indigenza, spostandosi in piccoli gruppi verso l'Armenia e la Persia.
Dal XVI secolo in poi, con la nascita degli Stati moderni, i nomadi furono oggetto di esclusioni, deportazioni, massacri e razzismo.
Con l'imposizione di un potere centrale forte, si puntò all'omogeneizzazione dei sudditi e alla loro compattezza dovuta al senso di appartenenza, di conseguenza i nomadi, che non appartenevano a nessuno Stato, furono criminalizzati, e furono emanate leggi che permettevano anche il loro assassinio.
Anche la Chiesa Cattolica fu molto ostile verso i nomadi, e nel 1449 ne ordinò l'espulsione dal suo Stato. Nel 1553, il cardinale Savelli ordinò che tutti gli zingari dovessero lasciare lo Stato Pontificio entro tre giorni altrimenti tutti i loro averi sarebbero stati confiscati.
Nel periodo illuministico si affermò un modo diverso di considerare i nomadi, fu sostenuta la politica di assimilazione dei 'diversi' e si fece strada l'idea che gli zingari dovessero acquisire la caratteristiche degli altri sudditi.
C'è una storia non conosciuta dei nomadi che riguarda i lager e la realtà attuale.
Questo libro parla di questi fatti e della situazione attuale del nomadismo.
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