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25 ott 2021

Le colline della morte di Chris Offutt

Nell’America profonda dei boschi incontaminati, dove vivono animali e uomini selvaggi, Chriss Offutt, originario di Lexington, nel Kentucky, ambienta il suo nuovo romanzo, The Killing Hills, che nella traduzione italiana di Roberto Serrai per Minimum Fax diventa Le colline della morte. 

Il romanzo di Chris Offutt dice molto sulla letteratura degli “Appalachi del Sud”, che vede nuovi autori affacciarsi sul palco della narrativa americana: un mondo chiuso, dove le famiglie si conoscono da generazioni, dove inimicizie e faide si perpetuano nel tempo, senza possibilità di perdono o redenzione, dove nei boschi intricati e selvaggi si consumano vendette e violenze in nome di una giustizia del fai da te, senza che le autorità riescano a intervenire. In questo quadro arcaico si inserisce Mick Hardin, che ha lasciato da tempo la sua terra per militare nell’esercito. La sua intelligenza lo ha portato a una rapida carriera come investigatore, e ora presta servizio in Germania. 

Da tempo non riceve notizie di sua moglie Peggy, e quindi ottiene una licenza per tornare in patria: lo aspettano sua sorella Linda, che è diventata il primo Sceriffo della contea, e la moglie Peggy, che è in procinto di partorire. Ma con grande sorpresa di Mick lei gli rivela di non essere certa della vera paternità del bambino, mentre la sorella lo prega di aiutarla: c’è stato il delitto di una donna, Nonnie, il cui cadavere nel bosco è stato rinvenuto da un anziano cercatore di ginseng, l’ottantenne Tucker, che tutti conoscono in paese perché era il vecchio custode della High School, frequentata anche da Mick. 

L’intreccio complesso delle indagini che Mick porta avanti per aiutare la sorella, malvista dalla comunità maschilista e violenta, si svolge tra capanne abbandonate, grotte profonde e malsane, su vecchi pick-up che si inerpicano su strade sterrate, viottoli intricati e fangosi, fitti boschi di conifere quasi inestricabili, in cui la natura non fa che rispecchiare la durezza del cuore di quegli uomini e quelle donne, tutti chiusi nel recinto delle loro terre e delle famiglie, al di fuori delle quali c’è rivalità, odio e voglia di vendetta. 

Il ritmo della narrazione è serrato e trascina il lettore nelle colline dove la morte è in agguato, dove tutti sono pronti a sparare, dove vince chi è più abile a nascondersi, ad attraversare la foresta senza lasciare tracce. 

Il soldato Mick è il più abile, forte della sua esperienza in Iraq, Afghanistan, Siria: un professionista della guerriglia, della ricerca dei colpevoli, che per una volta è disposto a mettere in pratica nella sua terra, dove però non sa se vorrà restare. 

Saghe familiari tragiche, profonda infelicità, tanta solitudine, mancanza di veri legami basati sull’amore e non solo sulla difesa dei diritti di proprietà e di potere. Un romanzo intenso, che conferma ancora una volta la potenza della narrativa americana contemporanea. Offutt è nato nel 1958, Percival Everett nel 1956, Kent Haruf nel 1943, Jesmyn Ward nel 1977, Peter Cameron nel 1959, e tanti altri, ancora più giovani, come Snowden Wright. Un libro da leggere, quello di Offutt, come i suoi precedenti, compresi i racconti, così caratteristici della narrativa statunitense.

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