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29 mar 2022

Il Muggenheim. Quel che resta di una vita di Giampiero Mughini

A proposito di carte originali del Novecento - libri, cataloghi, poster, riviste, plaquettes, inviti di mostre - gli anni che vanno dai cinquanta inoltrati a tutti gli ottanta sono stati fra i più ricchi nella storia dell'uomo. 

Quelle carte sono di per sé opere, e non soltanto documentazione. Nell'Italia di allora tutto è in movimento, tutto è creatività: la poesia visiva, la fotografia, il fumetto di qualità, il progressive rock, il design che si stavano reinventando dei giganti come Alessandro Mendini e Ettore Sottsass, l'erotica a profusione, il gusto ereditato dai situazionisti degli happenings, l'arte multidisciplinare di Franco Vaccari, Mario Diacono o Gianni Bertini. Poiché quel materiale è nato semiclandestino e diffuso in poche copie, custodirlo e salvarlo è compito delle nostre istituzioni culturali. 

Ma non è quello che sta accadendo: musei, biblioteche e collezionisti stranieri ce lo stanno portando via. Qualcosa però è rimasto, nelle stanze della casa di uno dei più grandi collezionisti italiani.

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