Narra la leggenda che la bella Tamara, figlia di un religioso armeno, viveva su un’isola del lago Van, nei pressi del Monte Ararat (la montagna anatolica dove la Bibbia situa l’approdo dell’Arca di Noe').
Sin dal IV secolo d.C. l’isola e' stata un luogo di rifugio per i cristiani e conserva anche una chiesa, un vero capolavoro di architettura, risalente al X secolo.
Un bel giorno la sorte ha voluto far incontrare la bella Tamara con un povero giovane e bellissimo pescatore dell’altra sponda del lago.
Un grande amore era inevitabile. Nel buio della notte lei accendeva un lume per farsi raggiungere a nuoto dal giovane. Ma, il padre, geloso della fanciulla, tramava per liberarsi del giovane.
Cosi', in una notte burrascosa, prese il posto della figlia. Spostando in continuazione la candela, fece si' che il pescatore restasse disorientato e, non avendo piu' la forza di nuotare, annegasse tra i flutti; le sue ultime parole furono rivolte alla fanciulla amata: «Ah, Tamara».
CURIOSITA'
Si tratta, come e' palese, di una rivisitazione della leggenda di Ero e Leandro, gia' resa famosa dalla scrittura alessandrina e dalla poesia latina (in particolare da Ovidio).
Col tempo, l’invocazione del pescatore s’è trasformata prima, semplicemente, in «Ah Tamar» e, poi, per comodita' di pronuncia, e' diventata «Akdamar», attuale nome dell’isola.
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