Un libro brillante in cui lo sradicamento dei figli si confronta con lo sradicamento dei padri, l’essere “expat” con l’essere “migrante”, e dove le linee del colore, della bellezza, di una supposta correttezza e superiorità morale, vengono esposte per quello che sono: espressione di un arbitrio, l’abilità e la fortuna di trovarsi dalla parte giusta del dito puntato.
Mina ha trent’anni e conduce a Londra una vita costruita con grande attenzione e poca spontaneità, nel tentativo spasmodico di sentirsi finalmente “giusta”.
