Ero convinta che mio padre e mio fratello fossero venuti per uccidermi e ho provato a far capire a quelli delle Nazioni Unite che temevo che qualcuno li avrebbe aiutati.
Sapevo come funzionavano le cose in Arabia Saudita: mio padre avrebbe potuto corrompere le guardie perché lo lasciassero entrare.
Con queste parole drammatiche, la diciottenne Rahaf ricorda il terrore di quel gennaio 2019, quando - dopo accurata pianificazione - fuggì dalla propria famiglia e dal proprio Paese d'origine.