Gente di Procida. Pescatori, marinai, contadini, preti, pubblicato da Massa Editore e scritto dal giornalista Domenico Ambrosino, continua ad mieyere successi, tanto che la casa editrice, dovrà raddoppiare la prima tiratura.
Il libro “Il mare, la terra, la chiesa. Un viaggio nella memoria dell’isola attraverso la sua gente: pescatori, marinai, contadini, preti" è una preziosa testimonianza sulla vita di Procida, intesa come isola, come paese, come comunità.
Si descrivono coste e porti, polene e boe, bussole, portolani, traffici e, infine, civiltà.
Vi sono isole irrequiete, continuamente battute da venti e mareggiate; altre tranquille, che serenamente dormono cullate dalle onde calme del mare.
Che dire delle isolesolitarie e, quelle che, al contrario sono dense di storia, privilegiate da monumenti insigni o dalla presenza di ospiti illustri.
Procida deve la propria fama al Penitenziario che la domina e, ad Elsa Morante che la descrisse nel celebre romanzo L'Isola di Arturo." (dalla prefazione di Domenico De Masi).
Insomma, è un viaggio nella memoria dell’isola, attraverso il ricordo e il racconto della sua gente: pescatori, marinai, contadini, preti.
Il libro, presentato, in più occasioni, rende omaggio anche a don Michele Ambrosino, il vecchio parroco, maestro di vita, scomparso a 92 anni lo scorso aprile, e anche al quartiere natio dell'autore, la Chiaiolella, ove, appunto, don Michele, nel lontano 1956, inventò la Fiera del Libro, la kermesse letteraria giunta ora alla 59^ edizione.
Domenico Ambrosino, 70 anni, è un giornalista procidano ha vissuto momenti di viva emozione raccontando le vicissitudini di luoghi ormai modificatisi in maniera definitiva ( le “parule” della Chiaiolella, l’acquedotto sottomarino, il serbatoio dell’acqua costruito nel ventre di Vivaro); dei pescatori delle lampare e, delle sacca leve che si spingevano fino a Trieste per cercare pane e lavoro, della pesca dei “rentunni" sulla Secca d’Ischia; dei marittimi che imbarcavano sulle petroliere e restavano lontano da casa per anni.
Si parla di emigrazione in America, Argentina e Australia, ma anche a Mers El – Kebir, in Algeria, con le avventure del procidani ch,e insieme ai “pieds noirs" francesi, nel 1962, sono costretti a rifugiarsi a La Ciotat (Marsiglia) e, ancora oggi, i loro discendenti tornano ogni anno a Procida a portare in processione la statua di San Michele, la cui fede li ha tenuti uniti per secoli.
Nessun commento:
Posta un commento