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14 dic 2017

L'iliade di Omero

L'iliade  di Omero
Dall'ira di Achille ai funerali di Ettore: in cinquantun giorni si snoda la vicenda raccontata nell'"Iliade", il primo e il più famoso poema epico dell'umanità. L'"Iliade" è la celebrazione, proiettata in un passato di smisurata e perduta grandezza, di eroi, battaglie, imprese valorose.

Ma è anche il poema dell'eterna problematicità e contraddittorietà dell'uomo, il poema in cui gli stessi eroi che compiono gesta che saranno cantate nei secoli sanno di essere destinati a una sorte dolorosa cui non possono sfuggire, in cui gloria e morte sono uniti in un nodo inestricabile. 


E dopo aver raccontato il traviamento dell'ira e della passione, l'"Iliade" si chiude con la dolorosa consapevolezza della fragilità umana. La traduzione di Giovanni Cerri è esemplare per l'aderenza al dettato omerico; il commento di Antonietta Gostoli, il primo completo pubblicato in Italia, si rivolge tanto allo specialista quanto al lettore colto. Accompagna questa edizione un ampio saggio del grande filologo Wolfgang Schadewaldt.


Iliade - Libro I (proemio)

Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληϊάδεω Ἀχιλῆος οὐλομένην, ἣ μυρί᾿ Ἀχαιοῖς ἄλγε᾿ ἔθηκε, πολλὰς δ᾿ ἰφθίμους ψυχὰς Ἄϊδι προΐαψεν ἡρώων, αὐτοὺς δὲ ἑλώρια τεῦχε κύνεσσιν οἰωνοῖσί τε πᾶσι· Διὸς δ᾿ ἐτελείετο βουλή, ἐξ οὗ δὴ τὰ πρῶτα διαστήτην ἐρίσαντε Ἀτρεΐδης τε ἄναξ ἀνδρῶν καὶ δῖος Ἀχιλλεύς. 

Τίς τ᾿ ἄρ σφωε θεῶν ἔριδι ξυνέηκε μάχεσθαι; Λητοῦς καὶ Διὸς υἱός· ὃ γὰρ βασιλῆϊ χολωθεὶς νοῦσον ἀνὰ στρατὸν ὄρσε κακήν, ὀλέκοντο δὲ λαοί, οὕνεκα τὸν Χρύσην ἠτίμασεν ἀρητῆρα Ἀτρεΐδης· ὃ γὰρ ἦλθε θοὰς ἐπὶ νῆας Ἀχαιῶν λυσόμενός τε θύγατρα φέρων τ᾿ ἀπερείσι᾿ ἄποινα, στέμματ᾿ ἔχων ἐν χερσὶν ἑκηβόλου Ἀπόλλωνος χρυσέῳ ἀνὰ σκήπτρῳ, καὶ λίσσετο πάντας Ἀχαιούς, Ἀτρεΐδα δὲ μάλιστα δύω, κοσμήτορε λαῶν· 

 «Ἀτρεΐδαι τε καὶ ἄλλοι ἐϋκνήμιδες Ἀχαιοί, ὑμῖν μὲν θεοὶ δοῖεν Ὀλύμπια δώματ᾿ ἔχοντες ἐκπέρσαι Πριάμοιο πόλιν, εὖ δ᾿ οἴκαδ᾿ ἱκέσθαι· παῖδα δ᾿ ἐμοὶ λύσαιτε φίλην, τὰ δ᾿ ἄποινα δέχεσθαι, ἁζόμενοι Διὸς υἱὸν ἑκηβόλον Ἀπόλλωνα.»

Cantami o Musa, l’ira funesta del Pelide Achille che arrecò innumerevoli dolori agli Achei, distruggendoli, e molte anime forti di eroi precipitò nell’Ade, ma quei corpi rendeva preda ai cani ed a tutti gli uccelli, (così) si compiva la volontà di Zeus; da quando in vero per la prima volta, venuti a contesa, si separarono l’Atride signore di eroi ed il famoso Achille. Chi dunque degli dei li spinse a combattere in contesa?; il figlio di Latona e di Zeus, adirato col re, destò nell’esercito una funesta malattia e le genti morivano perché l’Atride disonorò il sacerdote Crise; quello infatti venne presso le navi veloci degli Achei per riscattare la figlia portando infiniti doni ed avendo nelle mani le bende di Apollo lungisaettante sullo scettro d’oro, e supplicava tutti gli Achei ma soprattutto i due Atridi, ordinatori di eserciti; “O Atridi e voi altri Achei dai begli schinieri, a voi gli dei che abitano le case dell’Olimpo concedano di distruggere la città di Priamo e di giungere bene in patria; ma liberatemi la cara figliuola ed accettate il riscatto, rispettando il figlio di Zeus, Apollo lungisaettante.”

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