Prometeo, figlio del titano Giapeto e di una ninfa, ha plasmato l'uomo nell'argilla e quindi è considerato il protettore di tutta la razza umana. Ma una volta Prometeo la combina davvero grossa...
Per placare le furie di Zeus, gli uomini gli sacrificavano alcuni buoi, ma quando si trattò di decidere quale parte dell'animale toccasse al dio, e quale agli uomini, Prometeo nascose dentro la pelle le parti migliori e avvolse le ossa nel grasso.
In seguito disse a Zeus di scegliere, convinto che il dio si sarebbe tenuto le ossa, così ben presentate.
Quando scoprì l'inganno Zeus, s'infuriò e decise che non avrebbe più concesso agli uomini il fuoco, che riscalda, illumina e cuoce le carni.
Cominciò allora sulla terra un periodo molto triste e buio.
Prometeo, impietosito per la sorte dell'umanità, corse a Lemno dove Efesto aveva la fucina e rubò una scintilla, nascondendola in una canna.
Subito, con quella scintilla, accese grandi fuochi nella notte e per la prima volta gli uomini si sentirono al sicuro dalle fiere.
Su quelle fiamme cucinarono gli animali catturati e forgiarono le prime armi di ferro, i primi aratri per lavorare la terra.
Dall'alto dell'Olimpo Zeus vide tutto e scosse i suoi fulmini, in preda a una furia terribile. Chiamò Efesto e lo rimproverò : "Ti avevo affidato il fuoco e te lo sei fatto rubare. Adesso gli uomini monteranno in superbia e si crederanno simili a noi, gli immortali. Bisogna punire Prometeo.
Fabbrica una catena che non si possa spezzare e lega il titano a una rupe esposta ai raggi del sole, solitaria e irraggiungibile. Io manderò un'aquila che gli roda il fegato per mille anni".
Il fegato del titano, divorato dal grande uccello, ricresceva ogni volta, quindi il supplizio non aveva mai fine.
Nonostante tutto Prometeo sopportava con rassegnazione, senza un lamento.
Eracle riuscì a raggiungerlo, uccise l'aquila e chiese a Zeus di concedergli il perdono: erano passati ormai trent'anni e l'ira del dio era col tempo svanita. Liberato, Prometeo fu accolto fra gli immortali.
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