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12 feb 2019

KIRIBATI E MALDIVE – Le isole sommerse dal cambiamento climatico

KIRIBATI E MALDIVE – Le isole sommerse dal cambiamento climatico
Il riscaldamento globale è un’arma di distruzione di massa. Solo nello scorso novembre, la Banca mondiale ha rilanciato un allarme netto: “un mondo con 4 gradi in più provocherebbe una cascata di cambiamenti cataclismici, fra cui ondate di calore estremo, una diminuzione degli stock alimentari e un rialzo del livello del mare che colpirebbe centinaia di milioni di persone”. 

Negli ultimi mesi si stanno accelerando le iniziative di governi come quello delle isole Kiribati, il cui presidente sta negoziando l’acquisto di terreni nelle Fiji per consentire la migrazione di 113mila abitanti del piccolo Stato minacciato dall’innalzamento delle acque dell’oceano. Il Consiglio Australiano per i Rifugiati ha sollecitato il governo a riconoscere formalmente lo status di rifugiato climatico a tutti coloro che sono costretti a fuggire a causa degli effetti del climate change. E sempre verso l’Australia contano di emigrare i 350 mila abitanti delle Maldive minacciati dall’innalzamento dei livelli del mare. 



I colpevoli di questo disastro sono difficili da identificare perché ognuno di noi, quando mette in moto la macchina o accende la luce, dà un microscopico contributo alla crescita dell’effetto serra. Ma per quanto riguarda la minaccia climatica, potrebbe valere il tema della responsabilità degli amministratori come garanti della salute pubblica. I sindaci sono giuridicamente responsabili dello smog che nelle città supera i livelli di rischio accettabile. 

Perché i governi nazionali non sono responsabili di omissione di intervento? Il livello attuale delle emissioni serra viola le indicazioni dei climatologi e di tutte le istituzioni internazionali (governi compresi) che si sono impegnate a evitare un aumento di temperatura che superi i 2 gradi.

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