Lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle Montagne Rocciose canadesi viene considerato da molti organismi interazionali come l’attività industriale più dannosa del pianeta. Nelle sabbie bituminose dell’Alberta sono contenuti 2 trilioni di barili di petrolio sporco: per portarli alla luce si è arrivati a distruggere una regione grande quanto la Florida.
A farne le spese è la foresta boreale ma anche i beni comuni più preziosi. Per ottenere un barile di petrolio, infatti, ne servono fino a cinque di acqua. I liquami tossici vengono scaricati in vasti laghi colmi di residui di benzene, composti policiclici aromatici , mercurio, piombo e arsenico che coprono oggi una superficie complessiva di 170 km.
Inoltre il carburante estratto dalle ‘tar sand’ produce il 23% in più di emissioni di gas serra rispetto a quello convenzionale, proprio a causa del forte impatto ambientale delle tecniche di estrazione. Il 30% circa dell’attuale produzione di sabbie bituminose si trova nel territorio della popolazione dei Beaver Lake Cree.
Questa e altre comunità che vivono attorno ai giacimenti –in via di sfruttamento dagli anni ‘70- sono esposte direttamente all’inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi in cui si scaricano i residui. La carne di alce, elemento essenziale della dieta dei popoli nativi del Canada (Metis e Inuit), è pesantemente contaminata: il livello di arsenico è 33 volte superiore a quello accettabile per legge.
Nessun commento:
Posta un commento