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12 feb 2019

NIGERIA – Centinaia di ‘fuochi’ avvelenano il delta

NIGERIA – Centinaia di ‘fuochi’ avvelenano il delta
Nel delta del Niger, un’area delle dimensioni dell’Irlanda, tra il 1976 e il 1998 sono stati estratti miliardi di barili di petrolio, al rimo di circa 2 milioni due milioni al giorno negli ultimi anni: la Nigeria è uno dei primi produttori mondiali di ‘oro nero’. Ma qui l’estrazione è particolarmente devastante per gli ecosistemi e le popolazioni residenti. 

Durante l’estrazione e il trasporto del petrolio, ogni anno viene bruciato l’equivalente di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas, secondo i calcoli della Banca Mondiale. Il fumo che proviene dal gas flaring (una pratica illegale che consiste nel bruciare il gas che esce dai pozzi petroliferi assieme al greggio) contiene grandi quantità di sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente: anidride carbonica, ossidi di zolfo e di azoto, tuolene, xilene e benzene. 



I danni sulla salute vanno da malattie cardiorespiratorie a silicosi, avvelenamento del sangue e cancro, mentre gli effetti si fanno sentire - secondo i rapporti della comunità internazionale - anche a decine di chilometri di distanza dalla sorgente dell’inquinamento. Inoltre, una quantità incalcolata di petrolio viene sversata nell’acqua e sul suolo, avvelenando e desertificando le terre agricole. Solo nel 2011, secondo Friends of the Earth, nel delta del Niger si contavano oltre 100 fuochi petroliferi accesi, di cui alcuni attivi dal 1960. 

La Nigeria è la seconda regione del mondo in cui si brucia il greggio nella fase estrattiva, dopo la Russia. In gran parte dei paesi petroliferi, il gas in eccesso viene invece utilizzato per produrre energia. C’è una richiesta di giudizio di fronte alla Corte internazionale dell’Aja contro la Shell per la pratica del gas flaring, la multinazionale si difende accusando i ladri di petrolio. In generale, le grandi compagnie multinazionali che operano nel delta (Shell, Chevron, Eni, Total, Addax-Sinopec ed Exxon Mobil) si sono più volte impegnate a rispettare le leggi su cui la stessa Nigeria dimentica di esercitare i controlli dovuti. C’è una richiesta di giudizio di fronte alla Corte internazionale dell’Aja contro la Shell.

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