Gaius Valerius Catullus (Sirmione, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.), è stato un poeta romano.
Il poeta è noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.
Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,e ogni mormorio perfido dei vecchivalga per noi la più vile moneta.Il giorno può morire e poi risorgere,ma quando muore il nostro breve giorno,una notte infinita dormiremo.Tu dammi mille baci, e quindi cento,poi dammene altri mille, e quindi cento,quindi mille continui, e quindi cento.E quando poi saranno mille e mille,nasconderemo il loro vero numero,che non getti il malocchio l’invidiosoper un numero di baci così alto.
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,rumoresque senum severiorumomnes unius aestimemus assis.Soles occidere et redire possunt;nobis cum semel occidit brevis lux,nox est perpetua una dormienda.Da mi basia mille, deinde centum,dein mille altera, dein secunda centum,deinde usque altera mille, deinde centum;dein, cum milia multa fecerīmus,conturbabimus illa, ne sciamus,aut ne quis malus invidere possit,cum tantum sciat esse basiorum.
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