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2 ago 2024

Diario di scuola di Daniel Pennac

Daniel Pennac (alias Daniele Pennacchioni) è stato un alunno “sofferente”, come si è definito lui stesso, probabilmente dislessico o meglio, disortografico (ma lui non ne parla mai in questi termini). 

Pennac, ironicamente, quindi racchiude in sintesi la sua storia di un cattivo lettore che diventa scrittore. Nato nel 1944 in una famiglia di militari, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. 

Ha vissuto in Etiopia, in Algeria e nell’Africa equatoriale. Ha fatto anche il mozzo lungo la Costa d’Avorio. Pessimo allievo, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale. 

Ottiene la laurea in lettere, all’Università di Nizza, diventando contemporaneamente insegnante e scrittore. 

L'autore affronta, in " Diario di scuola", il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli "sfaticati", dei "fannulloni", degli "scavezzacollo", dei "marioli", dei "cattivi soggetti", insomma di quelli che vanno male a scuola.

Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d'angoscia e di dolore che gli appartiene. 

Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell'istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. 

E da questo rovistare nel "mal di scuola" che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d'imparare che, contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. 

Con la solita verve, movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica. 

Pennac è un professore che crede profondamente nel suo lavoro, un lavoro fatto di contatti diretti con i suoi studenti ma anche di modalità originali per insegnare la letteratura. 

“Per prima cosa un insegnante dovrebbe interessarsi allo studente, cercare di capirlo, poi passare con passione all’insegnamento della propria materia specifica, il che presuppone a sua volta una passione personale per quel campo. Ma oggi, nelle scuole, spesso questo processo è totalmente invertito”.

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