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14 mar 2025

Il pulcino Katakito

C ’era una volta un pulcino di nome Katakito. 

Un giorno Katakito si svegliò e vide che il sole stava per sorgere, ma il gallo dormiva ancora. 

Allora decise di prendere il suo posto e di provare a gridare: - Chicchirichiiiiiiii!!! 

Al suo canto si svegliarono tutti e anche il gallo si svegliò e s’infuriò. 

La madre di Katakito difese il figlio ed elencò a tutti le sue qualità: - Lo vedete tutti che è il più bravo, il più intelligente, il più bello; non c’è nessuno forte come lui.... 

Katakito, tutto fiero per le parole della madre, s’incamminò nel bosco con le piume gonfie per sembrare più grande. I fratellini lo chiamarono per giocare, ma lui, con molto sussiego, rispose che non poteva giocare con chi gli era inferiore. 

Così i fratelli di Katakito risero di lui e gli dissero che si era montato la cresta. Il pulcino proseguì il cammino e strada facendo, incontrò il suo amico Farafiro. Anche lui lo invitò a giocare, ma Katakito rispose che non poteva essere suo amico dato che Farafiro era solo un topolino mentre lui era un pulcino speciale e destinato a diventare il re del pollaio. 

E continuò verso il bosco lasciando Farafiro esterrefatto e senza parole. Più avanti Katakito incontrò lo zio Saquor, il falco più anziano del bosco che era rispettato da tutti. Saquor lo richiamò e lo mise in guardia, invitandolo a non passare per il bosco perché c’erano troppi pericoli per un pulcino. 

Ma Katakito gli rispose con superbia; gli disse che non erano affari suoi e che lui non era piccolo e sapeva badare a se stesso. Saquor, stupito dall’atteggiamento del pulcino, lo avvertì di non rivolgersi mai più a lui nel caso si fosse trovato nei guai. 

Katakito proseguì per la sua strada sempre più fiero e orgoglioso, ripetendo fra sé e sé le qualità che sua madre aveva elencato. Ma il corvo e la sua amica civetta, da tempo digiuni e desiderosi di mangiarsi un pulcino tenero tenero, da sopra una quercia avevano seguito tutto e decisero di sfruttare l’occasione. 

Così il corvo invitò Katakito a salire a casa sua per visitarla. Vedendo Katakito perplesso, il corvo astuto fece un inchino e disse: - Lei non vuole visitare casa mia perché sono solo un pove- ro e umile corvo mentre Lei è il principe dei pulcini, il più bravo, il più bello e il più intelligente e amato da tutti. Ma se verrà a visitare casa mia, scoprirà che le pareti del mio nido sono tappezzate con le sue foto... 

Katakito, lusingato da quelle parole, accettò l’invito del corvo. Così il corvo scese dall’albero, fece salire Katakito sulla sua ala e lo portò sul ramo dove si trovava il suo nido. 

Da lontano Farafiro il topolino vide tutto e fu sorpreso dall’ingenuità di Katakito nell’accettare l’invito del corvo. Allora corse veloce a cercare l’aiuto dello zio Saquor, pregandolo di mettere da parte le offese e il risentimento. 

Quando vide il pulcino sul ramo, la civetta che invece prediligeva i topolini, chiese a Katakito perché non avesse portato con sé anche il suo amico Farafiro. Ma Katakito precisò ancora che lui non poteva essere amico di un semplice topolino! 

Il corvo non stava più nelle piume dalla gioia di gustare un pulcino grigliato; legò Katakito e gli tappò il becco, poi con l’acquolina in bocca accese il fuoco per preparare il suo pranzo. 

Katakito impaurito cominciò piangere e solo in quel momento capì quanti sbagli aveva commesso mentre era accecato dalla vanità. All’improvviso il corvo si sentì chiamare, si girò e si trovò d’avanti lo zio Saquor infuriato. 

Il falco gli chiese perché avesse acceso il fuoco e questi rispose che serviva a riscaldarsi. Il falco allora cominciò a picchiare il corvo con le sue forti ali. Così, sbilanciato dai colpi di Saquor, cadde sulla brace e le sue piume presero fuoco, costringendolo a volare verso lo stagno per immergersi nell’acqua stagnante. 

Una volta scampato il pericolo, Katakito ringraziò lo zio Saquor, ma lui rispose che il merito non era suo bensì di Farafiro, senza il quale avrebbe veramente rischiato le piume. 

Katakito si scusò con lo zio Saquor e con il suo amico del cuore Farafiro che gli avevano salvato la vita. Lo zio Saquor accettò le scuse, lo slegò e lo portò in salvo dal suo amico Farafiro e gli consigliò d’ora in avanti di non essere superbo perché la vanità fa perdere sia gli amici che se stessi. E vissero felici e contenti.

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