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8 ott 2024

The Marsh Kings Daughter di Hans Christian Andersen

Una principessa egiziana indossa le vesti di un cigno selvatico e vola in una palude per raccogliere un fiore che guarirà il re d’Egitto.

Qui si toglie il piumaggio e entra nuda nella palude, ma viene vista dal re Marsh che la rapisce, la porta sul fondo della palude e. la violenta. 

Dopo qualche mese sulla superficie dell’acqua si apre un giglio. al cui interno c’è una bambina. Una cicogna porta la bimba dalla moglie di un signore vichingo che la chiama Helga. 

Helga crescendo diventa sempre più bella, ma è malvagia e ama sguazzare nel sangue degli animali. Tuttavia di notte si trasforma in una piccola rana, dall’animo gentile, ma dall’aspetto orribile e può solo gracidare la sua tristezza.

13 dic 2020

La regina delle nevi di Hans Christian Andersen


Prima storia, che tratta dello specchio e delle schegge

In questa prima sezione viene narrato l'antefatto: si racconta come un troll malvagio abbia creato uno specchio capace di far sparire tutto ciò che di bello si specchia in esso, e di accentuare e di deformare tutto il cattivo. In seguito, lo specchio si rompe in mille frammenti che vengono dispersi per il mondo, entrando negli occhi e nei cuori degli uomini corrompendo le loro anime.

Seconda storia. Un bambino e una bambina

Si presentano i protagonisti, il bambino Kay e la bambina Gerda. Kay e Gerda sono vicini di casa, e le loro finestre, all'ultimo piano di alti palazzi, sono unite da un piccolo giardino pensile, ricolmo di rose. Un giorno, mentre i bambini sono nel giardinetto, un frammento dello specchio malvagio entra nell'occhio di Kay. Da quel momento Kay diviene cattivo ed acido con tutti, persino con Gerda. Un giorno, mentre Kay gioca con lo slittino nella piazza del paese, si attacca alla slitta della regina delle nevi e viene trascinato via, senza riuscire a staccarsi. La regina delle nevi lo incanta con un bacio, facendogli perdere la memoria e impedendogli di avvertire il freddo.

Terza storia. Il giardino fiorito della donna che sapeva compiere magie

Nella terza parte Gerda, disperata per la scomparsa di Kay, decide di andare a cercarlo. Sale su una barchetta e chiede al fiume, in cambio delle sue scarpette rosse, di portarla da Kay. La barca si arena nei pressi di una casetta in mezzo ad un giardino di fiori, dove vive una vecchia maga. La maga incanta Gerda facendole dimenticare Kay e fa scomparire tutte le rose del giardino sottoterra, affinché queste non le ricordino il suo amico perduto. Ciononostante, dopo qualche tempo Gerda vede una rosa dipinta, si ricorda di Kay e, dopo aver interrogato invano tutti i fiori del giardino, riparte alla sua ricerca. Nel frattempo è arrivato l'autunno.

I vestiti nuovi dell'imperatore di Hans Christian Andersen


La fiaba parla di un imperatore vanitoso, completamente dedito alla cura del suo aspetto esteriore, e in particolare del suo abbigliamento. 

Un giorno due imbroglioni giunti in città spargono la voce di essere tessitori e di avere a disposizione un nuovo e formidabile tessuto, sottile, leggero e meraviglioso, con la peculiarità di risultare invisibile agli stolti e agli indegni. 

I cortigiani inviati dal re non riescono a vederlo; ma per non essere giudicati male, riferiscono all'imperatore lodando la magnificenza del tessuto. L'imperatore, convinto, si fa preparare dagli imbroglioni un abito.

L’uomo di neve di Hans Christian Andersen


La fiaba racconta di un pupazzo di neve che passa tutto il giorno a fissare l'interno della abitazione di chi l'ha costruito, potendo scorgere dalla finestra una stufa, di cui si dichiara innamorato con l'unica compagnia che sembra essere in grado di parlare con lui, un saggio cane. 

I giorni passano, e il pupazzo di neve continua a struggersi continuando a contemplare ed ammirare la stufa durante la notte (durante il giorno le finestre sono ghiacciate).

L’abete di Hans Christian Andersen


La vicenda narra della vita di un piccolo abete e dei suoi desideri. Nel folto del bosco si trova un piccolo abete, ed essendo uno degli alberelli più minuti fra quelli vicini a lui, suo più gran desiderio è quello di essere finalmente grande come gli altri; crede fermamente che soltanto allora la sua vita sarebbe davvero incominciata. 

Se solo fosse più grande gli uccelli costruirebbero nidi tra i suoi rami! Egli si preoccupa di riuscir a crescere il prima possibile, ed è pertanto completamente in imbarazzo quando capita che una lepre salti su di lui, un atto che sottolinea e dimostra senza dubbio quanto ancora sia piccolo. 

Anche i bambini hanno imparato a chiamarlo "il piccolo della foresta" ed egli si sente ogni volta più imbarazzato e frustrato. Una cicogna proveniente dall'Egitto gli fa notare i vecchi e possenti alberi abbattuti per esser utilizzati nella costruzione degli scafi delle navi, ed il piccolo abete li invidia tanto.

L'angelo di Hans Christian Andersen


Un angelo sta scortando un bambino appena morto verso il cielo; prima però vagano per un po' sulla Terra, visitando i luoghi a lui più cari. 

Lungo la strada scorgono i fiori destinati ad essere trapiantati nei giardini celesti. 

Storia di una mamma di Hans Christian Andersen

Una madre è rimasta sveglia tre giorni e tre notti consecutive per vegliare il figlioletto gravemente ammalato. Ma ecco che, quando chiude gli occhi per un attimo sopraffatta dalla stanchezza, la morte arriva e prende il suo bambino; la donna allora si precipita in strada a chiedere dove si sia diretta la morte. Solo la notte gli risponde: "La morte cammina più veloce del vento e non restituisce mai quello che ha preso". 

Le viene indicata però la direzione della foresta, ma prima la madre deve cantare ogni ninna nanna che ha dedicato al figlio; in seguito un pruno la avvisa che il solo modo per continuare nella ricerca è quello di riscaldare la propria bussola premendola al petto, fino a farlo sanguinare. 

Raggiunto così un lago lo attraversa e dall'altra parte l vengono richiesti, per poter proseguire, gli occhi. La madre oramai del tutto cieca raggiunge la serra dove la morte personificata si prende cura delle anime umane tramutate in alberi e fiori. 

Qui la donna ritrova il figlioletto, divenuto una fragile pianticella, riconoscendolo dal suono del battito cardiaco ad intermittenza che emana. La vecchia che aiuta nella cura della serra le dà un consiglio in cambio dei capelli: quando arriva la morte lei deve minacciarla di strappar tutti i fiori se non le viene riconsegnato il bambino. 

11 dic 2020

The Marsh Kings Daughter di Hans Christian Andersen

Una principessa egiziana indossa le vesti di un cigno selvatico e vola in una palude per raccogliere un fiore che guarirà il re d’Egitto. Qui si toglie il piumaggio e entra nuda nella palude, ma viene vista dal re Marsh che la rapisce, la porta sul fondo della palude e la violenta. 

Dopo qualche mese sulla superficie dell’acqua si apre un giglio al cui interno c’è una bambina. Una cicogna porta la bimba dalla moglie di un signore vichingo che la chiama Helga. 

Helga crescendo diventa sempre più bella, ma è malvagia e ama sguazzare nel sangue degli animali. Tuttavia di notte si trasforma in una piccola rana, dall’animo gentile, ma dall’aspetto orribile e può solo gracidare la sua tristezza. 

23 mar 2020

IL BRUTTO ANATROCCOLO di Hans Christian Andersen

IL BRUTTO ANATROCCOLO di  Hans Christian Andersen
C’era una volta un bel laghetto di campagna, circondato dalle canne, dai salici e da canali profondi. Era un posto selvaggio e tranquillo, illuminato dai raggi dorati del Sole. In un’ansa del laghetto, un’anatra aveva costruito il suo nido. Trascorreva tutta la giornata a covare le sue uova, in attesa che ne nascessero degli anatroccoli.

Un bel giorno, le uova cominciarono a schiudersi: “Pip Pip” facevano gli anatroccoli, che per la prima volta nella loro vita vedevano il Sole e l’acqua.

“Com’è grande e bello questo mondo” dicevano alla mamma; “andiamo ad esplorarlo”.
“Dovete aspettare” disse loro la mamma anatra “c’è ancora un uovo che si deve schiudere”. 
Ma l’uovo non ne voleva sapere di schiudersi. Quel pomeriggio, passò di lì una vecchia anatra che disse alla mamma: “Fammi vedere l’uovo; potrebbe essere un uovo di tacchino: una volta ho perso una settimana con un uovo di tacchino e non c’è stato verso di far entrare in acqua i piccoletti. Sì, è proprio un uovo di tacchino! Al posto tuo il lo butterei tra le canne e penserei ai miei paperotti”. 

Ma mamma anatra continuò a covare l’ultimo uovo rimasto finché si schiuse: ne uscì un anatroccolo molto più grosso degli altri ed era brutto.

4 giu 2019

La Sirenetta di Hans Christian Andersen

 La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Nelle profondità degli oceani vivevano esseri metà umani e metà pesci: le sirene.
Dotate di una voce melodiosa, a volte risalivano alla superficie del mare per cantare, addolcendo così l’agonia dei marinai naufragati.
Abitavano in palazzi meravigliosamente decorati di conchiglie multicolori e di madreperle che i raggi del sole, smorzati, facevano risplendere. Intorno si estendevano vasti giardini di alghe brune e verdi. Le prime ondulavano come sciarpe di seta gonfiate da una brezza leggera, le seconde, finemente cesellate, davano riparo ai pesci dalle forme straordinarie e dai colori forti, che volteggiavano graziosamente in compagnia di meduse trasparenti.

Nel più grande e più bello di questi palazzi marini regnava il re del mare.
Già vecchio, era un padre soddisfatto di sei bellissime principesse. Egli aveva affidato la loro educazione alla regina madre, che aveva una grande coscienza del suo rango; infatti, inculcò con rigore alle principesse le belle maniere, l’arte di ricevere e tutte quelle cose che facevano di loro delle ragazze sapienti e perfette.
Erano tutte bellissime, ma la più giovane era di uno splendore particolare che la distingueva dalle sorelle. I suoi lunghi capelli biondi e soffici, la sua bocca rossa, il suo colore delicato e i suoi occhi chiarissimi le conferivano un fascino incomparabile.

26 mar 2019

Gian Babbeo di Hans Christian Andersen

Gian Babbeo di Hans Christian Andersen
In campagna c'era una fattoria dove abitava un fattore con due figli, con tanto cervello che anche la metà sarebbe bastata. Volevano chiedere in sposa la figlia del re e avrebbero osato farlo perché lei aveva fatto sapere che avrebbe sposato chi sapeva tenere meglio una conversazione. I due si prepararono per una settimana, il periodo più lungo concesso, ma per loro sufficiente perché avevano già un certa cultura il che tornò loro utile. Uno conosceva tutto il vocabolario latino e le ultime tre annate del giornale del paese che sapeva recitare da capo a fondo e viceversa, l'altro si era studiato tutti i regolamenti delle corporazioni d'arti e mestieri e aveva imparato tutto quello che deve sapere il decano di una corporazione, così pensava di potersi pronunciare sui problemi dello stato, e inoltre imparò anche a ricamare le bretelle, dato che era di gusti raffinati e molto abile. "Io otterrò la figlia del re!" dicevano entrambi. 

Il padre dette a ognuno un bellissimo cavallo; l'esperto di vocabolario e di giornali lo ebbe nero come il carbone, quello che era saggio come un vecchio decano e che sapeva ricamare, bianco come il latte. Poi si unsero gli angoli della bocca con olio di fegato di merluzzo, in modo che scorressero meglio. Tutti i servitori erano andati in cortile per vederli montare a cavallo; in quel mentre sopraggiunse il terzo fratello; infatti erano in tre, ma il terzo nessuno lo teneva in considerazione perché non aveva la stessa cultura degli altri due e difatti lo chiamavano Gianbabbeo. 

"Dove state andando vestiti così a festa?" chiese.
"A corte per conquistare con la conversazione la figlia del re. Non hai sentito quello che il banditore ha annunciato in tutto il paese?" e glielo raccontarono. 
"Accidenti! Allora vengo anch'io!" esclamò Gianbabbeo, ma i fratelli risero di lui e se ne partirono. 
"Padre, dammi un cavallo!" gridò Gianbabbeo. "Mi è venuta una gran voglia di sposarmi. Se mi vuole, bene, e se non mi vuole, la voglio io." 
"Quante storie!" disse il padre. "Non ti darò nessun cavallo. Tu non sei in grado di conversare; i tuoi fratelli sì che sono in gamba!" 
"Se non posso avere un cavallo" concluse Gianbabbeo "mi prenderò il caprone, quello è mio e mi potrà certo portare." 

E così montò sul caprone, lo spronò con i calcagni nei fianchi, e via di corsa per la strada maestra. Oh, come cavalcava! "Arrivo!" gridava, e si mise a cantare a squarciagola.

I fratelli cavalcavano avanti a lui in silenzio; non dicevano una parola perché dovevano pensare a tutte le belle trovate che avrebbero avuto, per poter conversare con arguzia. 

"Ehi, là!" gridò Gianbabbeo "arrivo anch'io! Guardate cosa ho trovato per strada!" e mostrò loro una cornacchia morta. 
"Babbeo!" risposero i due "cosa vuoi farne?" 
"Voglio donarla alla figlia del re!" 
"Fai pure" dissero ridendo e ripresero a cavalcare. 
"Ehi, voi, arrivo! Guardate cos'ho trovato adesso, non è una cosa che si trova tutti i giorni sulla strada maestra!..." 
I fratelli si voltarono di nuovo per vedere che cos'era. 
"Babbeo!" dissero "è un vecchio zoccolo di legno a cui manca la punta! Anche questo è per la figlia del re?" 
"Certo!" rispose Gianbabbeo; i fratelli risero e cavalcarono via distanziandolo di un bel pò. 
"Ehi, eccomi qui!" gridò Gianbabbeo. "Oh, oh! va sempre meglio! Ehi, è una vera meraviglia!" "Cos'hai trovato adesso?" chiesero i fratelli. 
"Oh, una cosa incredibile!" disse Gianbabbeo "chissà come sarà contenta la figlia del re!" 
"Mà" esclamarono i fratelli "è fango appena preso dal fosso!" 
"Proprio così" rispose Gianbabbeo "e della migliore qualità, non si riesce neppure a tenerlo!" e si riempì la tasca. 

I fratelli cavalcarono via, spronando il più possibile i cavalli, e giunsero un'ora prima di lui alla porta della città dove ricevettero un numero d'ordine, come tutti gli altri aspiranti man mano che arrivavano. Poi venivano messi in fila, sei alla volta, e stavano così stretti da non poter muovere le braccia; ma era meglio così perché altrimenti si sarebbero rotti le costole a gomitate soltanto perché uno si trovava davanti all'altro.

Tutti gli altri abitanti del paese si erano riuniti intorno al castello e si arrampicarono fino alle finestre per vedere la figlia del re accogliere gli aspiranti: appena uno si trovava nella sala, restava senza parole. 
"Non vale niente!" diceva la figlia del re. "Via!" 

Entrò il primo dei fratelli, quello che sapeva il vocabolario, ma lo aveva dimenticato stando in fila; inoltre il pavimento scricchiolava e il soffitto era tutto uno specchio, così lui si vedeva a testa in giù; e poi a ogni finestra si trovavano tre scrivani e un capo scrivano, che scrivevano tutto quello che veniva detto affinché venisse subito pubblicato sul giornale e venduto all'angolo per due soldi. Era terribile; e inoltre la stufa era così calda che il tubo era diventato tutto rosso. 
"Fa così caldo qui dentro!" disse il pretendente. 
"E perché mio padre deve arrostire i galletti oggi" rispose la figlia del re. 
"Ah!" e si fermò; non si aspettava una simile conversazione e non seppe più che cosa dire, dato che voleva dire qualcosa di spiritoso. 
"Ah!" "Non vale niente!" concluse la figlia del re. "Via!" e così quello dovette andarsene. 

Cinque in un baccello di Hans Christian Andersen

Cinque in un baccello di Hans Christian Andersen
C'erano cinque piselli in un baccello, erano verdi e anche il baccello era verde, così loro credevano che tutto il mondo fosse verde, e avevano pienamente ragione! Il baccello cresceva, e anche i piselli crescevano, così si assestarono secondo la conformazione della casa, mettendosi tutti in fila.

Fuori il sole splendeva e riscaldava il baccello; la pioggia lo schiariva, c'era bel caldo e si stava bene, era chiaro di giorno e buio di notte proprio come doveva essere, e i piselli diventavano sempre più grossi e pensavano sempre di più: se ne stavano sempre lì seduti, qualcosa dovevano pur farla!
"Dobbiamo restare qui per sempre?" si chiedevano "purché non diventiamo duri a star seduti così a lungo! Mi sembra quasi che ci sia qualcosa fuori di qui; ne ho la sensazione!"
E passarono diverse settimane; i piselli ingiallirono e anche il baccello si fece giallo. "Tutto il mondo sta diventando giallo!" dissero, e ne avevano il motivo.

Poi sentirono una scossa al baccello; era stato strappato dalla pianta preso in mano e messo nella tasca di una giacca insieme a molti altri baccelli ancora pieni.
"Tra poco ci apriranno!" esclamarono, e si misero a aspettare.
"Mi piacerebbe sapere chi di noi andrà più lontano!" disse il pisello più piccolo. "Tra breve si vedrà!"
"Succeda quel che deve succedere!" replicò il più grande.

La favola dell'abete di Hans Christian Andersen

 La favola dell'abete di Hans Christian Andersen
In mezzo al bosco si trovava un grazioso alberello di abete aveva per sé parecchio spazio, prendeva il sole, aveva aria a sufficienza, e tutt'intorno crescevano molti suoi compagni più grandi, sia abeti che pini, ma quel piccolo abete aveva una gran fretta di crescere. Non pensava affatto al caldo sole né all'aria fresca, né si preoccupava dei figli dei contadini che passavano di lì chiacchierando quando andavano a raccogliere fragole o lamponi. Spesso arrivavano con il cestino pieno zeppo di fragole oppure le tenevano intrecciate con fili di paglia, si sedevano vicino all'alberello e esclamavano:
«Oh, com'è carino così piccolo!» ma all'albero dispiaceva molto sentirlo.

L'anno dopo il tronco gli si era allungato, e l'anno successivo era diventato ancora più lungo; guardandone la costituzione si può sempre capire quanti anni ha un abete.
«Oh! se solo fossi grosso come gli altri alberi!» sospirava l'alberello «potrei allargare per bene i miei rami e con la cima ammirare il vasto mondo! gli uccelli costruirebbero i loro nidi tra i miei rami e quando c'è vento potrei dondolarmi solennemente, come fanno tutti gli altri.»

E non si godeva affatto né il sole, né gli uccelli o le nuvole rosse che mattina e sera gli passavano sopra.
Quand'era inverno e la neve brillava bianchissima tutt'intorno, arrivava spesso una lepre e con un salto si posava proprio sopra l'alberello. “Che noia!” Ma dopo due inverni l'albero era così grande che la lepre dovette limitarsi a girargli intorno. “Oh! crescere, crescere, diventare grosso e vecchio, è l'unica cosa bella di questo mondo” pensava l'albero.

In autunno giunsero i taglialegna per abbattere alcuni degli alberi più grandi; questo accadeva ogni anno e il giovane abete, che ormai era ben cresciuto, rabbrividiva al pensiero di quei grandi e meravigliosi alberi che cadevano a terra con un fragore incredibile. I loro rami venivano strappati, così restavano lì nudi, esili e magri che quasi non si riconoscevano più, poi venivano messi sui carri e i cavalli li portavano fuori dal bosco.
Dove erano diretti? Che cosa ne sarebbe stato di loro?

In primavera, quando giunsero la rondine e la cicogna, l'albero chiese: «Sapete forse dove sono stati portati? Non li avete incontrati?».

Storia di una mamma di Hans Christian Andersen

Storia di una mamma di Hans Christian Andersen
Vegliava una mamma il suo piccino, piena d'angoscia perché temeva che le morisse: era pallido pallido, cogli occhietti chiusi, il respiro come un soffio; di tanto in tanto ansimava affannoso e la povera mamma guardava allora la sua creaturina con tanto dolore negli occhi.
Ecco: pìcchiano all'uscio, ed entra una povera vecchia avvolta ben bene in una grossa e calda coperta; era quel che ci voleva, una coperta simile, con quel freddo 
Fuori, neve e ghiaccio coprivano ogni cosa: soffiava un vento gelato e tagliente.
Siccome la vecchìa tremava di freddo e il bambino s'era allora allora addormentato, la povera mamma pose un po' di birra a riscaldare accanto al fuoco, per offrir la alla povera donna che intanto s'era seduta e cullava il piccino; anche la madre si sedette, accanto a lei, e guardando il piccolo malato, che respirava sempre più affannosamente, e prendendogli una manina, chiese alla vecchia:
Che pensi? Credi anche tu che il mio bambino mi sarà lasciato? Come potrebbe togliermelo il buon Dio?
La vecchìna, che era appunto la Morte, scosse il capo ìn una certa maniera, che poteva voler dire tanto di no quanto di si.
La mamma abbassò gli occhi, e grosse lacrime le scesero lungo le guance: sentì una pesantezza al capo (erano tre giorni e tre notti che non chiudeva occhio) e alla fine si addormentò... oh, ma appena un minuto, un minuto soltanto! ... 

3 mar 2019

Le scarpette rosse di Hans Christian Andersen

Le scarpette rosse di Hans Christian Andersen
Karen è una ragazza povera che cammina scalza, fino a quando una vecchia signora non la adotta e le compra un paio di scarpe rosse. Quando Karen è abbastanza grande per fare la Cresima, vuole indossare in chiesa solo le sue scarpe rosse. Ma viene rimproverata dalla donna che le dice che essendo ormai una cristiana adulta non deve indossare le scarpe rosse quando va a Messa.

La domenica successiva Karen va a Messa di nuovo con le scarpe rosse e per tutto il servizio non fa altro che pensare alle scarpe. Appena uscita, però, le scarpe iniziano a ballare da sola e salita in carrozza scalcia contro la vecchia. Il cocchiere riesce a toglierle le scarpe ballerine, ma la vecchia signora si ammala e Karen deve prendersi cura di lei. Preferisce però indossare le sue scarpette rosse e danzare, ma le scarpe stregate la portano in un bosco oscuro.

The Marsh King 's Daughter di Hans Christian Andersen

The Marsh King 's Daughter di Hans Christian Andersen
Una principessa egiziana indossa le vesti di un cigno selvatico e vola in una palude per raccogliere un fiore che guarirà il re d’Egitto. Qui si toglie il piumaggio e entra nuda nella palude, ma viene vista dal re Marsh che la rapisce, la porta sul fondo della palude e la violenta. Dopo qualche mese sulla superficie dell’acqua si apre un giglio al cui interno c’è una bambina. Una cicogna porta la bimba dalla moglie di un signore vichingo che la chiama Helga.

Helga crescendo diventa sempre più bella, ma è malvagia e ama sguazzare nel sangue degli animali. Tuttavia di notte si trasforma in una piccola rana, dall’animo gentile, ma dall’aspetto orribile e può solo gracidare la sua tristezza. Quando Helga compie 16 anni, il padre adottivo cattura un prete cristiano: Helga vorrebbe lasciarlo sbranare dai cani selvaggi, ma il padre decide per un sacrificio più tradizionale con coltello. Helga allora pugnala un cane, tanto per vedere se il coltello sia abbastanza affilato. Ma la notte la rana Helga salva il sacerdote e fuggono via sul cavallo della ragazza.

22 set 2015

La Sirenetta di Hans Christian Andersen

La Sirenetta di Hans Christian AndersenLa Sirenetta è una fiaba scritta da Hans Christian Andersen. E' stata pubblicata nel 1836 e, racconta  le vicissitudini di una sirena che vive sul fondo del mare.
La protagonista del racconto, tratto da " Fiabe e racconti", vorrebbe sapere come si presenta il mondo in superficie. Il suo desiderio verrà esaudito?