Da Paolo Bertolucci a Diego Nargiso, da Paolino Canè a Riccardo Piatti. Chiunque, dalla metà degli anni Ottanta, abbia visto giocare a tennis Roberto Palpacelli è concorde nel giudizio: sarebbe potuto essere il più grande di tutti.
Narra la leggenda che abbia battuto Boris Becker (ma sentendola per l'ennesima volta Roberto si schermirebbe), che a sedici anni, per dare interesse a una partita senza storia, prese a colpire smash con il manico della racchetta fino a perdere il match, che a oltre quaranta riusciva a umiliare giocatori con la metà dei suoi anni e una classifica superiore grazie al suo fisico straordinario, a un bagaglio tecnico brillantissimo, a una sigaretta fumata tra un set e l'altro.
