Se qualcuno chiedesse alla gente cosa occorre per essere felici, le risposte sarebbero
talmente tante da non saper che pesci prendere. Nessuno, però, oserebbe dire che per esser felici
occorre esser poveri. E questo sembrava impossibile anche a noi, fino a quando, un bel giorno,
venimmo a conoscenza della storia di un uomo molto particolare…
Costui era povero, molto povero, e per tutto il giorno non faceva altro che lavorare. Come lui i
figli e la moglie: stanchi morti tutte le sere.
Eppure dopo cena, quando l’intero quartiere avrebbe
scommesso che quella famiglia stava già dormendo della grossa, dalle mura della loro casa si sentiva la
gioia della festa.
- Prendi la chitarra, papà – diceva il figlio più piccolo.
- Suona quella di ieri – aggiungeva ridendo un altro.
La moglie sistemava le sedie in cerchio, prendeva in braccio una delle figliolette, le dava un sonaglio, e
la faceva trottare sulle ginocchia. A quel punto il padre cominciava a suonare, e per due ore sembrava
che la povertà e la fatica non fossero mai esistite.
Gioia, solo gioia!
- Questa ve la ricordate? – chiedeva ammiccando il padre – cantala tu la prima strofa, Pietro…
La casa vicina era abitata da un uomo molto ricco, che tutte le sere veniva distratto dalla musica e dalle
risate della povera famigliola. Lui si guardava intorno e pensava:
- Ho tutto quello che può desiderare un uomo. Se adesso volessi mangiare il piatto più buono del mondo,
almeno dieci cuochi farebbero a gara per portarmelo. Non mi manca niente. Ho dieci automobili, chissà
quante barche. Ho tutto. Guarda quelli invece – indicava i balletti della famigliola che si intravedevano
dalla casa di fronte – non hanno niente e sono felici. Credo proprio che li regalerò dei soldi. Chissà con
quelli quanto saranno felici, se riescono ad esserlo senza.

