Molto tempo fa, quando al giaguaro non erano ancora spuntate le unghie e al cane il naso non era ancora diventato freddo, la terra non conosceva la notte. Il sole brillava sempre nel cielo, causando numerosi fastidi agli animali e agli uomini. Così gli indios si riunirono in consiglio. Per primi parlarono gli anziani.
“Non si può andare avanti così – disse l’anziano più vecchio – mi ero appena disteso per dormire,
e subito un raggio di sole mi è caduto sugli occhi”.
“Moriremo tutti di sonno! – disse un altro – E di sete: nel fiume non c’è più una goccia d’acqua.
È evaporata tutta!”.
“Anche il lago si è prosciugato. E tra poco non avremo più nulla da mangiare. Gli animali sono
tutti pelle e ossa”.
“Solo i serpenti non sono deperiti...”.
“L’ho notato anch’io – disse Munduruk, il capo degli indios – Questo significa che riescono a dormire: voglio scoprire come fanno. Andrò a trovare Surukuku, il Signore di tutte le Serpi, e gli
offrirò un arco e delle frecce perché mi sveli il suo segreto”.
“Che cosa vuoi che se ne faccia di arco e frecce: non ha le mani!” disse l’anziano più vecchio.
“Allora un bel copricapo di piume!” disse un altro.
“Ma non ha i capelli! Piuttosto una collana di lapislazzuli azzurri!”.
“Non ha nemmeno il collo!”.
“Ci sono! – disse il capo – gli porterò un sonaglio per le sue danze rituali”.
Ne fece fabbricare uno a regola d’arte e si addentrò nella foresta, finché arrivò dal Grande Serpente. Lo salutò con rispetto.
“Grande Sururuku, mi chiamo Munduruk e sono il capo degli indios. Non mi sarei permesso di disturbarti se non pensassi che tu solo puoi aiutare il mio popolo, visto che tu solo possiedi il
sonno”.
“Possiedo il sonno – rispose il Grande Serpente – perché possiedo la notte”.
“Allora danne un po’ anche a noi: in cambio ti ho portato questo sonaglio”.
Sururuku, al solo vederlo, scosse la testa irritato: “Vuoi prendermi in giro? Non vedi che non ho
né braccia né gambe cui legare il sonaglio?”.
“Se permetti, posso legarlo all’estremità del tuo corpo”.